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Le luci e i carrelli.
“Guarda le luci, amore mio”, sussurra una mamma alla bambina nel passeggino: sono le luci del supermercato di un grosso centro commerciale francese, luci che illuminano un’umanità variopinta che va e viene, un’onda in perenne movimento sempre in cerca di qualcosa da depositare nel carrello. Qualche scrittore ha forse dedicato parte del suo tempo a descrivere in un articolo giornalistico quelle isole di consumismo e di aggregazione che sono i centri commerciali, nessuno come Annie Ernaux, che si è impegnata in un saggio autobiografico sulle sue visite prevalentemente all’Auchan, una famosa catena di supermercati. E’ un mondo a parte, un’esperienza che l’autrice descrive in tutti i particolari, traendone sensazioni nuove a contatto con un’umanità dalle mille sfaccettature. Le osservazioni sono acute e inducono a riflettere su gusti, tendenze, comportamenti: ad esempio sul rapporto tra la merce sul nastro trasportatore e la tipologia dell’acquirente, sul divieto di sfogliare giornali e gli stessi sgualciti da lettori occasionali, sul centesimo in meno di taluni prodotti per dare l’illusione di un costo più conveniente, sulle frenetiche giornate in varie occasioni (festa della mamma, festività natalizie o pasquali …), sul grigiore dei reparti discount con prodotti impilati o ammucchiati in cassoni …
E poi le file alle casse, quando ci si guarda in silenzio aspettando il proprio turno con l’ingiustificato timore che la gente giudichi i nostri acquisti, la salita sulle scale mobili e le occhiate furtive a quelli della scala opposta, le lungaggini dei pagamenti con assegni che frenano le code e accendono commenti impazienti, la strana sensazione che il tempo non scorra e che ci sia un presente “ripetuto miriadi di volte”, la stranezza delle ore serali, quando la gente è poca e si comincia a chiudere … E poi ancora l’accorato ricordo di un recente incendio in Bangladesh, in una fabbrica di “schiavi” (112 morti) addetti alla confezione di felpe e t-shirt per il nostro consumo.
La Ernaux sembra arrendersi di fronte all’imperante consumismo, si adegua, osserva senza proteste eccessive: mostra stupore, meraviglia di fronte a questi centri di aggregazione, conformandosi alle mode ed ai gusti del momento. Ma è anche conscia che questo tipo di vita collettiva prima o poi sparirà, soppiantato da nuovi sistemi commerciali individualistici tipo gli acquisti on-line o drive-in.
“Guarda le luci, amore mio”. Traduco: guarda le luci, goditi pure questi momenti, lasciati trasportare dall’onda della folla che consuma, ma non lasciarti ingannare, è solo un momento che passa e non lascia tracce.