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Destino ineluttabile
Tove si congeda dall’ infanzia ed entra nel mondo lavorativo, prima come domestica, poi all’ interno di una cucina, luoghi inospitali per la sua creatività letteraria, che vorrebbe abbandonare e che le restituiscono qualche sporadico incontro. Lavora per mantenersi, non ha potuto proseguire gli studi, un praticantato in attesa dei diciott’anni e di un impiego stabile e ben remunerato.
La famiglia le sta stretta, una rotta stabilita, genitori ingabbiati nella reciproca intolleranza, ignari della sua essenza, che la proiettano in un lavoro stabile, auspicando fidanzamento e matrimonio, una madre insoddisfatta e inconsapevole del pensiero altrui, un padre riflessivo in perenne precariato lavorativo.
Tove aspira all’ autonomia e attende la maggiore età per esercitarla, fatica a scrivere poesie, gravata dal peso della quotidianità, vorrebbe condividere il proprio gusto letterario con un’ anima affine, frequenta i coetanei con leggerezza, un cuore che desidera altro.
È cosparsa da una fragilità evidente, acerba della vita e dei sentimenti. un mondo nel quale fatica a riconoscersi, le sole persone di suo interesse paiono vecchie e malate, vive in un ambito famigliare diverso, stanco, invecchiato, consumato dagli anni, in cui sta crescendo, fatica a interessarsi delle parole altrui, i ragazzi che frequenta non la amano e vivono in superficie, l’ infanzia unico spicchio di tenerezza.
Crescere significa pubblicare i propri componimenti così che altri li possano leggere, un percorso oscuro, tortuoso, laborioso, una gioia che la spinge ad alzarsi e a guardare avanti.
Crescere rafforza il desiderio di amare, l’ uomo che sposerà sarà diverso, non necessariamente giovane e bello ma amante della poesia.
Crescere è confrontarsi con …”il volto brutale e maleodorante della morte”… che un tempo considerava un sonno pietoso, stretta alla vita e alla salute della propria giovinezza, per il resto…” giorni fragili, confusi, solitari”….
Crescere sono i suoi diciotto anni, una stanza tutta per se’, scrivere a macchina, un lavoro che la riempie di calma e di speranza, il sogno di un riconoscimento editoriale.
Poi inizieranno i giorni dell’ impiego all’ ufficio valute, Hitler invaderà l’ Austria, l’ oscurità cadrà sul mondo intero...
La pubblicazione del suo primo libro di poesie la allontanerà dall’ anonimato, un nome stampato sulla copertina, soggettività oggettivata, non più la stessa, non più sola, ma c’è …’ una certa pena e fragilità per una ragazza che si guadagna il pane da sola “… e una dose di rabbia verso il modo in cui è cresciuta, la propria ignoranza, la lingua parlata, la mancanza totale di istruzione e di cultura.
…” Non si vede alcuna luce in fondo a questa strada. E vorrei tanto godermi il tempo che ho, anziché dover sempre venderlo. Il mio libro entrerà nelle biblioteche e forse comparirà nelle vetrine dei libri. Alcune persone lo compreranno e lo leggeranno. Magari lo passeranno ai loro famigliari, magari lo presteranno, magari lo presteranno agli amici” ….
….Stasera voglio stare sola con il libro, perché non c’è nessuno che capisca davvero che miracolo sia, per me…
Il secondo volume della trilogia di Copenaghen si congeda dal solco della tradizione e dall’ infanzia per aprirsi alla vita, luci, ombre, realtà, sogno, una commistione tra un microcosmo di banale quotidianità e il desiderio di poetare.
Tove ricerca conferme, respira la propria unicità’ e il cambiamento ma staziona ancora in una terra di mezzo, aspira all’ indipendenza, economica e artistica, sospinta dal sacro fuoco della creatività, lotta contro un mondo maschile ostile e dominante, stereotipi anacronistici e tradizioni obsolete, sullo sfondo ombre belliche e catastrofici rivolgimenti.
Immersa nella definizione di se’ coltiva i desideri di una giovane donna, il matrimonio, i figli, una casa, una poetessa dai tratti molto comuni.
La Ditlevsen, una vita tormentata da dipendenze e fallimenti matrimoniali, definita l’ Ernaux danese del novecento, nelle proprie memorie affronta l’ esperienza empirica e rivela la propria essenza, un linguaggio asciutto con tratti intensi di una poetica del cuore e della mente, un flusso di coscienza fragile che rimarca l’ amore per la vita e l’ emozione incomparabile della scrittura in una solitudine gratificante.
Quando verrà pubblicata la prima raccolta di poesie “ Anima di fanciulla”, oltre a una …”felicità solenne, mai vissuta in precedenza”… sarà sormontata da una sorta di sbalordimento e di ritrosia nel leggere il proprio nome stampato sulla copertina, nel transito da lettrice a scrittrice, ed è come se, per la prima volta, si vedesse con gli occhi di un’ estranea, o semplicemente diversi, quelli di una giovane artista che finalmente ha realizzato il sogno d’ infanzia.