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La solitudine di una donna.
Annie Ernaux ricorda in questo libro una sua interruzione di gravidanza, un “evento” avvenuto circa trent’anni prima, nel 1963, all’età di 23 anni: un’esperienza drammatica, che deve aver segnato profondamente la sua vita, in un periodo in cui l’aborto era considerato illegale, chi lo praticava o favoriva pesantemente perseguito ed i medici coinvolti radiati dall’Albo. Dopo un rapporto con un ragazzo che frequentava abitualmente, Annie si accorge di un ritardo nel ciclo: frequenta l’università, vive in uno studentato, riesce ad ingannare i genitori nelle visite a casa ma non a superare una sensazione di inadeguatezza nell’attesa di porre rimedio ad una situazione nuova e inaspettata, che genera paura, sconforto ed il timore di non saper trovare una soluzione. Soluzione che cercherà disperatamente: prima consultando amiche fidate, poi recandosi da un medico, infine ritrovando l’amico del cuore che le starà svogliatamente vicino preferendo in seguito allontanarsi ed assistere agli eventi da “spettatore”. Finalmente un’amica le darà un indirizzo: una “fabbricante di angeli” porrà rimedio alle sue sofferenze con l’introduzione di una sonda che, pochi giorni dopo, provocherà l’aborto. L’espulsione dell’embrione ed il taglio del cordone ombelicale avverrà, con l’aiuto di un’amica fidata, nello studentato, ma occorreranno un ricovero ospedaliero ed un raschiamento per interrompere una copiosa emorragia.
Annie sembra rivivere, avrà scoperto l’indifferenza del prossimo, il cinismo delle strutture sanitarie, il muto rimprovero dei cosiddetti benpensanti, le leggi del momento aggirate da attività clandestine ben remunerate. Si convincerà che l’attesa di un figlio non desiderato ed il desiderio di abortire sono assimilabili allo stato di povertà della sua famiglia, non certo benestante: ma Annie è forte, ha la forza ed il coraggio di raccontare tutto, minuziosamente, perché non esistono realtà da nascondere e realtà da portare alla luce. Tutto va narrato, senza false paure o incertezze, tutto va messo in parole, soprattutto, scrive l’autrice, “quella che mi pare un’esperienza umana totale, della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, un’esperienza vissuta, dall’inizio alla fine , attraverso il corpo”.
“…. e forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo, che il mio corpo, le mie sensazioni, i miei pensieri diventino scrittura, qualcosa di intelligibile e di generale, la mia esistenza dissolta nella testa e nella vita degli altri”.
Oggi Annie Ernaux è sempre in prima linea nelle battaglie per la difesa dei diritti civili e della libertà assoluta delle persone: la sua testimonianza è oggi un monito per chi si ostina ad ostacolare o addirittura persevera nel negare i più elementari diritti umani.