Dettagli Recensione
La madre
Rachid Benzine è uno scrittore marocchino cresciuto in Francia, oggi cinquantenne, docente, islamologo e rappresentante di spicco dell'Islam francofono.
Anche il protagonista di questa sua prima opera di narrativa, pubblicata in Italia dalla casa editrice milanese Corbaccio nella primavera del 2021, è di origini marocchine e il tema dell'immigrazione tra queste pagine, non a caso, ha il suo imprescindibile peso; i genitori, diversi decenni addietro, hanno lasciato Zagora, nel centro-sud del Paese maghrebino, a ridosso del deserto (l'autore, invece è nativo di Kenitra, lungo la costa atlantica settentrionale). Al pari di Benzine, inoltre, fa il professore; con i libri ha iniziato ad avere a che fare sin dalla più tenera età, quando il padre rincasava con massicce quantità di carta sotto forma di pubblicazioni varie, forse destinate al macero, che raccoglieva al lavoro. D’improvviso, la madre si ritrova vedova e deve così lavorare il doppio, a casa e fuori, per sbarcare il lunario, mandare a scuola i numerosi figli e offrire loro un’esistenza dignitosa.
E proprio tale figura materna, l’altra indiscutibile protagonista, viene posta al centro di questa bella e coinvolgente narrazione: una povera donna araba, purtroppo analfabeta, spesso in difficoltà a capire e a esprimersi in lingua francese (lo scenario di ambientazione non è la Francia, ma il Belgio), profondamente umile e di nessuna pretesa, generosa e altruista nonostante la vita con lei sia stata durissima. Malgrado le difficoltà di tipo linguistico incontrate nel Paese d’accoglienza, ama la musica e impara le canzoni interpretate da artisti dell’epoca; con l’avanzare dell’età si appassiona, sorprendentemente, anche alla letteratura, in particolare a un romanzo ottocentesco che il professore, il solo a occuparsi di lei in quanto l’unico a non aver creato una propria famiglia mentre gli altri fratelli hanno tutti abbandonato il nido già in passato, inizia a un certo punto a leggerle regolarmente. Un appuntamento fisso, questo con la lettura ad alta voce, al quale l’anziana donna non sa rinunciare e che il figlio non se la sente di negarle.
«La pelle di zigrino di Balzac è il titolo del libro. Una vecchia edizione, così consumata che l’inchiostro dei caratteri si è sbiadito. Mia madre non sa leggere. Avrebbe potuto scegliere qualsiasi altra opera. Chissà perché questa? Non lo so. Non l’ho mai saputo. Del resto, non lo sa nemmeno lei.»
Più che un romanzo, un lungo racconto “toccante – secondo il giudizio di Le Monde – e pieno di dolcezza”. Un vero e proprio canto d’amore, da parte di un figlio ormai adulto, nei confronti di una madre che, seppur analfabeta, si è rimboccata le maniche per dare a lui l’opportunità di studiare e vivere di letteratura. Un libro che regala un’ottima lettura, decisamente scorrevole grazie a una prosa molto bella, in cui l’io narrante cattura fin dalla prima pagina, e carica di riflessioni che alla fin fine, al di là della vicenda narrata, riguardano un po’ tutti; inaspettato, poi, e degno di nota il piccolo “scherzo” giocato in conclusione al lettore che sembra essere un invito a non sprecare e ad assaporare ogni singolo istante del tempo – non infinito, ahinoi! - a nostra disposizione
Una piacevole scoperta, per me, questa di Benzine, autore interessante la cui conoscenza è senza dubbio da approfondire!