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Rimescolando le premesse
Se già normalmente fatico a trovare le parole giuste quando devo parlare di un libro che ho apprezzato, con "L'educazione" le mie difficoltà sono raddoppiate dal momento che le vicende narrate sono reali e non frutto dell'immaginazione di uno scrittore. In sostanza, non trovo giusto assegnare una valutazione alla vita di una persona, quindi il mio voto e le osservazioni che farò riflettono principalmente le tematiche e la parte stilistica, anziché il contenuto della storia, meno importante in questo caso rispetto ad un prodotto di fiction.
La narrazione ripercorre la vita di Westover, dall'infanzia fino ad arrivare praticamente alla contemporaneità; una vita di certo non facile: l'autrice è infatti cresciuta in una numerosa famiglia mormona molto religiosa, con un padre convinto di doversi preparare all'imminente fine del mondo e una madre incapace di far valere le sue ragioni di fronte alla fede cieca del marito. A causa delle idee dei genitori, l'autrice non viene registrata all'anagrafe, riceve un'istruzione a dir poco lacunosa e per anni subisce una manipolazione psicologica che la tiene incatenata ad una famiglia chiaramente problematica.
Se vi aspettate però una storia motivazionale in stile "Anne di tetti verdi" o "Papà Gambalunga", in cui una ragazza coltiva la sua enorme passione per lo studio a discapito delle circostanze avverse, preparatevi ad una parziale delusione. Titolo e sinossi in effetti fanno pensare ad una narrazione di questo tono, ma la crescita di Westover è stata ben diversa: innanzitutto non ha dimostrato un particolare interesse per la propria istruzione fino ai quindici anni, spronata in questa direzione dal fratello maggiore Tyler che l'ha continuata a supportare anche quando ha iniziato a frequentare il college e, più avanti, ha affrontato apertamente i suoi genitori; in secondo luogo, pur dando il giusto credito alle conoscenze apprese grazie allo studio, l'autrice sceglie di focalizzarsi soprattutto su come siano cambiati la sua percezione della società ed il rapporto con la famiglia. Per queste ragioni, "L'educazione" è un titolo calzante, ma che potrebbe portare i lettori ad aspettarsi un contenuto leggermente diverso.
Lo stile di Westover ha una straordinaria fluidità, pur non essendo per nulla misero o banale: la lettura è praticamente volata e mi spiace che l'autrice non abbia pubblicato altro, perché mi fionderei a leggerlo subito. Ammetto che in un primo momento ero un po' spaventata all'idea di affrontare un'autobiografia, così diversa dai miei fidati romanzi, ma la prosa di questo memoir mi ha convinta dalla prima pagina; a tratti è stato invece difficile ricordarsi come quella non fosse una storia fittizia, tanto sono stranianti alcune scene, ad esempio quelle in cui vediamo incidenti e infortuni che colpiscono un po' tutti i membri della famiglia Westover.
Nonostante la vocazione religiosa, il padre dell'autrice è tutt'altro che un uomo votato alla pace: deciso a contrastare lo Stato sotto il giogo degli Illuminati e degli ebrei, cerca in ogni modo di rendere la sua famiglia autosufficiente (sia dal punto di vista energetico che da quello sanitario) e la loro casa una sorta di roccaforte in cui non è insolito trovare armi alla portata di tutti. A dispetto dei problemi mentali di cui soffre, il carisma di quest'uomo gli permette di diventare nel tempo un punto di riferimento spirituale per la gente del posto, e lo porta ad operare una manipolazione psicologica nei confronti dei figli -che spinge a lavorare fin da piccoli per lui- e della moglie, la quale opererà a sua volta dei ricatti emotivi.
Westover si trova poi a toccare il tema della violenza domestica, in relazione al comportamento che il fratello maggiore Shawn ha verso lei, ma anche verso le altre donne con cui entra in contatto, dalla sorella Audrey alle varie ragazze che frequenta, fino ad arrivare alla moglie Emily. Ovviamente la dottrina paterna riscrive queste azioni violente, in un'ottica di redenzione mista a colpevolizzazione della vittima, la quale viene spinta a ritrattare i suoi stessi ricordi pena l'allontanamento dalla famiglia.
Come si sarà capito, la storia di questa donna non mi ha lasciata affatto indifferente; penso che l'aspetto più scioccante sia stato realizzare quale fosse il contesto "storico": rendersi conto delle condizioni di disagio in cui vivono delle persone oggigiorno, in un Paese tanto progredito sulla carta.