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Un libro duro, ma necessario
Ernaux riesce a raccontare con una lucidità sorprendete un tema che - assurdamente, oserei dire - ancora oggi rappresenta un tabù: l'aborto. Attraverso la sua esperienza di studentessa di 23 anni, che nella Francia del 1964 è costretta ad una disperata ricerca di aiuto clandestino, l'autrice fa riflettere su quanto nulla (o quasi) sia cambiato a così tanti anni di distanza: l'indifferenza del ragazzo, il biasimo sociale, il dottore cui si rivolge che invece di aiutarla la ostacola, la famiglia da tenere all'oscuro, sono tutte tematiche ancora oggi ricorrenti, inutile fingere il contrario.
Ernaux si trova dunque ad affrontare una società che, oggi come allora, si arroga il diritto di decidere cosa una donna debba fare con il suo corpo e quali siano le scelte migliori per lei. Nel raccontare la sua esperienza non risparmia al lettore i particolari più crudi, come il disperato tentativo di procurarsi l'aborto utilizzando dei ferri da maglia.
Insomma, da brividi solo a pensarci. Allo stesso tempo, però, fa bene ogni tanto riflettere sul come sia possibile che una donna debba spingersi a tanto solo perché la società in cui vive ritiene deplorevole un certo tipo di scelta, rendendone illegale il compimento.
Secondo me a definire la società francese (ma non solo) dell'epoca (ma non solo) è sufficiente questa frase: “ A fronte di una carriera rovinata, un ferro da maglia nella vagina aveva ben poco peso”.