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Il corpo in cui sono nata
 
Il corpo in cui sono nata 2022-03-08 08:03:06 68
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Stile 
 
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68 Opinione inserita da 68    08 Marzo, 2022
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Verità soggettivata

Un romanzo autobiografico per leggersi dentro, un corpo che porta con se’ cicatrici, cambiamenti e le persone incontrate nel lungo viaggio percorso. Chi siamo realmente, come ci vedono gli altri, in che modo attraversiamo le esperienze, quali relazioni contano, quanto le etichette ci lasciano un segno?
Guadalupe Netter, apprezzata scrittrice messicana contemporanea, rivive gli anni della propria infanzia e adolescenza, un periodo essenziale caratterizzato da due visioni differenti, il mondo materno stoico e austero e quello paterno eccessivo e libertario.
Un nomignolo ingombrante, “ il piccolo scarafaggio “, affibbiatole sin da bambina, l’aveva accomunata a Gregor Samsa, ma mentre lui si era trasformato in un insetto lei lo era per decreto materno, oltre a una malattia oculare degenerativa che l’aveva costretta a coprire l’occhio malato in attesa di un trapianto di cornea.
Era dentro quel corpo in cui era nata e con cui convivere, un cerotto sull’ occhio che le provocava sensazioni di oppressione e di ingiustizia ma che non ha mai cercato di togliersi. L’ infanzia trascorre in silenzio, defilata, in attesa di qualcosa, dietro un vetro a osservare il mondo e i suoi cambiamenti, con la precoce passione per la scrittura, abbandonata alle cure intransigenti e ottocentesche di una nonna piuttosto eccentrica.
Due genitori con un originale modello educativo, ostili alla menzogna, contrari alla magia del Natale, un’ educazione sessuale senza tabù e repressioni di sorta, la smania correttiva materna a rappresentarne le ossessioni. Il loro matrimonio termina precocemente e si ripercuote in assenze prolungate e per motivi diversi, nel frattempo Guadalupe ha la necessità di crearsi una geografia alternativa, un territorio segreto all’interno del quale muoversi senza essere vista, rifugiandosi nella lettura e nella scrittura, un mondo a parte da plasmare e riconoscere.
Trascorre Infanzia e adolescenza tra Messico e Francia, culture e lingue diverse, strati sociali ben definiti e società multietnica, cambiamenti politici e culturali, un microcosmo intrafamigliare spezzettato e poco invitante, un errore della memoria dove gli altri decidono per lei, regole da infrangere, amicizie rarefatte, passioni fragili, una certa ritrosia nel mostrarsi, la scarsa considerazione di se’.
Cresce, cambia, ricorda, ma sa riconoscere i pregi di chi le sta accanto o si rifiuta di farlo. Definirà, da adulta, il proprio rapporto con la madre con una certa amarezza per tutto ciò che non è stato e non sarà mai, senza rancore, una storia d’amore e di incontri mancati.
C’è da chiedersi cosa resterà di questa storia, quali gli sviluppi, ogni tentativo di oggettività nasconde un quid soggettivo e un’ infinita’ di interpretazioni di cui non si è pienamente coscienti e sicuramente un senso di confusione nello scoperchiare i ricordi e i dolori pregressi con il dubbio che tutto ciò forse non serve a niente.
E allora quale la differenza tra una storia vissuta e un racconto vissuto un’ infinita’ di volte e che cosa c’è dietro quel senso di dissolvimento che l’autrice ha avvertito dal momento in cui ha iniziato a scrivere?
Rimane un senso di incompiutezza all’ interno di pagine scritte con rabbia ma impregnate di dolcezza, un realismo che entra minuziosamente nei sogni e nei desideri di una bambina che si sente derubata di affetti sinceri, che ricorda dettagliatamente volti e parole in un presente traslato e riproposto con le sensazioni di un adulto e quindi inevitabilmente diverso.
La domanda è sempre la stessa: quanto resta dentro di noi, identici, cambiati, diversi, quanto permangono i vuoti affettivi e le sofferenze o solo i rimpianti, e tutto il bello vissuto e le poche amicizie sincere, e il potere salvifico della letteratura e della scrittura? Lo stesso vale per gli altri, chi sono realmente, come hanno vissuto e come ci vedono oggi?
Difficile viverlo e soprattutto scriverlo, permane il dubbio primario che la nostra storia e versione dei fatti non sia la sola, la verità non esiste se non nella interpretazione della stessa, non resta che conviverci con una sana consapevolezza.

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