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Yoga
 
Yoga 2022-02-03 17:53:25 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    03 Febbraio, 2022
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Tra vivere e sopravvivere

Con “Yoga” Emmanuel Carrère propone ai suoi lettori uno scritto focalizzato su quattro anni di vita che lo vedono quale protagonista. Lo scrittore, eterogeneo e pungente, torna a parlare di un tema che lo ha coinvolto personalmente: la depressione. Una melanconia sopraggiunta ma tale da trasportarlo in una dimensione di depressione generica di poi confluita in un “episodio depressivo maggiore, caratterizzato da elementi di malinconia e idee suicidarie in un quadro di disturbo bipolare di tipo II”. Da qui lo scritto vira inevitabilmente su quella che è una autobiografia all’interno della quale lo yoga, disciplina da sempre praticata dal narratore narciso, si rivela essere lo strumento con cui avviene e si manifesta la ricerca dell’io interiore. A ciò si aggiungono discipline quali il tai chi e ancora la meditazione.
Ed è proprio da quest’ultima che ha inizio l’opera. Lo scritto, infatti, prende forma e campo, dopo rapidi passaggi, dall’auto-internamento all’interno nel programma Vipassana per la durata di dieci giorni. Durante questo il soggetto protagonista si dedica interamente alla meditazione, al silenzio e stacca la propria vita da ogni legame e relazione con il mondo esterno. Il fascino è immediato, la scrittura fluida e curiosa. Al momento del rientro nella vita canonica, il ritorno del malessere. Dopo un siffatto periodo di estraneità dal tutto, non è semplice tornare al caos, all’evidenza di un mondo che sembra piegarsi su se stesso. Un malessere che sopravviene e che è dettato dal reinserirsi dopo un siffatto percorso nel vivere quotidiano, nel costante e comune rievocare tra attualità, sofferenza, insofferenza e costanza. In uno scenario del vivere quotidiano che viene qui descritto e delineato con forza ripercorrendo, oltre all’esistenza del romanziere, anche quella del nostro vivere.
Tuttavia, anche se l’opera ha un carattere arguto e una struttura piacevole, tende un poco a perdersi nel suo evolversi e per questo anche a perdere di quell’empatia e di quella capacità evocativa e tale da incuriosire che si riscontra al contrario al suo inizio. Il risultato è quello di un titolo piacevole e interessante ma non indimenticabile. Ancora una volta un Carrère che divide.

«Si può dire che abbiamo incominciato a fare l'amore facendo yoga, e che abbiamo continuato a fare yoga facendo l'amore [...] restavo sospeso sull'orlo, entrambi facevamo durare questo momento il più a lungo possibile, poi mi rituffavo dentro di lei, sempre più lentamente, sempre più profondamente, proprio come quando, meditando, la respirazione diventa sempre più lenta e profonda, più lunga l'inspirazione, più lunga l'espirazione, e più lunghe le pause fra l'una e l'altra, più dilatati anche i momenti in cui viene da pensare che il movimento è ormai terminato, che è arrivato a fine corsa, che sta per ripartire nell'altro senso, e invece no, si prolunga ancora, si intensifica, si affina, mentre tutte le sensazioni sono concentrare in un unico punto.»

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