Dettagli Recensione
Cento teste, cento cappelli
Trasse da una tasca un piccolo volume di Omero, lesse e rilesse alcune frasi dell’Odissea, quindi se ne stette per qualche tempo così. Immobile nei suoi fremiti, gioioso e felice di vivere.
Ambientato agli albori del 1900, il romanzo narra del francese Michel scampato alla morte dopo una grave forma di tubercolosi. Come rinato, egli rivaluta la sua posizione e la vita stessa. Il matrimonio senza amore con una donna docile e remissiva, gli anni di studi e ricerche storiche che non lo appassionano più, la logica delle formalità e dell’etica a cui è stato educato e a cui non è saputo sfuggire.
Il flusso di coscienza si alterna a un viaggio verso Tunisi e indietro in Europa, tra l’ozio e la riorganizzazione delle proprietà di famiglia. Poi ancora in Africa nonostante la debolezza di Marceline, le parti invertite ma l’epilogo non sempre, vittima del conformismo che sciogliendo le catene si arma di egoismo e deflagra silenziosamente assassina.
L’apparenza indossata da Michel è oppressione della vera essenza umana che gli appartiene, pulsioni che può negare a chiunque, ma non a se stesso.
“Sapersi liberare non è niente, il difficile è saper essere liberi”
Romanzo breve e profondo, introspettivo, a suo modo crudele e a suo modo liberatorio attraverso una magnifica scrittura che, priva di lirismo formale, sprigiona poesia da ciò che lambisce.
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