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Tra meditazione e attualità
“Quello che chiamo yoga non è soltanto la ginnastica benefica che pratichiamo in tanti, ma un insieme di discipline che mirano ad ampliare e unificare la coscienza. Lo yoga afferma che siamo qualcosa di diverso dal nostro piccolo io confuso, frammentato, spaurito, e che a questo qualcosa possiamo avere accesso”.
Questa definizione di Yoga (che Carrère ha pensato per la quarta di copertina dell’edizione francese) avrebbe dovuto rendere l’idea dell’obiettivo che questo libro si proponeva di comunicare alla platea dei potenziali lettori. Realizzare un “libretto arguto e accattivante” sul significato profondo di questa disciplina in un momento della vita che sorrideva all’autore conscio di non avere problemi se non quello che lo stesso Carrère riconosce da sempre: “un ego ingombrante, dispotico, di cui aspiravo a ridurre il potere, e la meditazione è fatta appunto per questo”. Tuttavia i cosiddetti imprevisti della vita hanno portato l’autore a doversi riconfrontare con i propri mostri interiori che ciclicamente tornano a trovarlo, mostri rappresentati dalla ricomparsa di una sindrome depressiva, questa volta anche accompagnata da un disturbo bipolare, e che hanno costretto lo scrittore ad essere ricoverato presso una clinica specializzata. Conseguentemente anche la struttura del libro inizialmente pensata da Carrère è cambiata, perché la malattia ha quindi influito pesantemente sul contenuto finale dell’opera permettendo di consegnare cosi alle stampe un prodotto in cui traspare il pensiero, la sofferenza ma anche la ricerca di riscatto. Qui dentro di fatto è possibile riconoscere Carrère con tutti i pregi e difetti, con la propria personalità spesso debordante ma comunque sincera, con tutti i limiti confessati senza timore, che in qualche modo rendono l’autore francese più simpatico e umano rispetto a come spesso viene percepito.
Yoga può pertanto definirsi un’opera di “non fiction” stratificata, nella quale trovare innanzitutto riflessioni sul significato profondo della disciplina e sull’importanza assunta dalla meditazione come strumento per lasciare scorrere quelle che nel linguaggio tecnico orientale si definiscono come “Vritti”, i pensieri negativi, gli stati d’ansia che condizionano la vita – lungo l’intero libro i potranno infatti contare ben 14 significati differenti di meditazione dati dallo stesso autore, uno più interessante dell’altro-. Ma Yoga è al tempo stesso un libro di estrema attualità perché le difficoltà psicologiche dell’autore sono raccontate sullo sfondo di eventi tragici che conosciamo tutti come il tragico attentato terroristico alla sede del giornale francese “Charlie Hebdo”, con implicazioni personali che hanno riguardato lo stesso autore, o ancora il dramma dei migranti, raccontato da un’esperienza diretta vissuta sempre da Carrère sull’isola greca di Leros. Yoga rappresenta un salto in quella “zona sinistra” dell’animo umano in cui si annida l’ombra, la paura, il dolore ma contiene anche un messaggio di speranza perché “A sinistra c’è l’ombra, ma c’è anche la gioia pura, e forse non può esserci gioia pura senza l’Ombra”. Yoga infine può anche definirsi un’opera di “fiction” perché è lo stesso Carrère a confessare, verso la fine del libro, l’impiego di alcuni espedienti letterari comunque assolutamente funzionali al racconto e che in qualche modo ne costituiscono un valore aggiunto.
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Commenti
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Non è certo una penna "raffinata" nello stile, però credo che nel complesso meriti un'opportunità.
Un saluto.
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Questo libro sta mietendo vari consensi e tutto sommato mi pare abbastanza interessante. Però il mio unico incontro con l'autore è stata disastrosa, sia per il basso livello di scrittura (traduzione?) sia per la noiosa e irritante autoreferenzialità, tanto che non ho più letto altro.