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Essere un bambino sperduto
Col terzo volume ci inoltriamo nei piacevoli ricordi dell’infanzia di Karl Ove e l’atmosfera degli anni 70 aleggia nell’aria, colorando la sua storia. Essi scorrono come immagini su uno schermo; rievocazioni felici di quel tempo speso sull’isola norvegese di Tromoya, isolati, sperduti, liberi.
L’autore parte descrivendo il trasloco da parte della sua famiglia, quando lui era ancora in fasce, si focalizza sul fatto di non ricordare (chiaramente) nulla di quei primissimi anni di vita, eppure, anche quei ricordi inconsci e raccontati da fonti esterne fanno parte di quest’uomo, che in un dato momento del suo presente, sta scrivendo della sua esistenza col fine di diventare immortale. Si interroga quindi sull’importanza degli antenati, delle nostre storie personali che formano il nostro albero genealogico e si mescolano in rami pieni di ricordi, di eventi trasmessi, in qualche modo, insieme alla genetica.
In un certo senso è il libro che per ora ho trovato più lento, forse perchè l’intento dello scrittore era proprio quello di perdersi in un tempo irrecuperabile, fatto di innocenza ma anche di comprensione, seppur incompleta, del mondo circostante, degli adulti. Viene riproposto il rapporto con un padre asettico, a tratti crudele, che bullizza il figlio per via di quell’ “R moscia”che pare una maledizione. L’educazione rigida, a volte spaventosa, di una generazione che ha vissuto dei rapporti di parentela, ambigui, pieni di freddezza alternati a rari momenti di affetto. Vivere un’ambiguità affettiva di questo tipo lascia segni profondi nell’infanzia: scava solchi che poi si riempiranno di dolore con il passare degli anni.
In ogni caso il volume ha come tema centrale l’infanzia e il rapporto con la famiglia. Forse proprio per la tematica,leggiamo molte più descrizioni di quello che è successo, piuttosto che i voli pindarici contenuti negli altri volumi, che più si plasmano alla personalità dell’adulto; è un libro più semplice ed essenziale: come quegli anni raccontati.
Le vicende descritte riportano chiunque a quei gesti, vicissitudini, pensieri che solo i bambini vivono. È un nostalgico viaggio nel tempo in un mondo che ormai è troppo lontano e dimenticato. La scuola, i compagni di classe, le prime cotte coi primi baci, l’amicizia, quella forte, i giochi pericolosi, la fantasia, i soliti posti di ritrovo per giocare o i soliti negozi per comprare i dolciumi… i genitori, i nonni e le loro visite e i loro racconti, i sogni, i primi libri e la lettura, la passione per la musica, le ore passate in mezzo alla natura di un’isola sperduta.
Apprezzo molto l’idea cardine di costruire un’ antologia della propria esistenza. La sua realizzazione è complessa e non tutti sono in grado di portarla a termine. Knausgard è un talento e non posso fare altro che sottolinearlo. La sua capacità di scrivere 6 volumi con una logica, una profondità e una prosa così piacevole mostrano chiaramente che è uno scrittore che sa fare il proprio mestiere.
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Commenti
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Si esatto, devi sentire che è il momento per un tipo di lettura che può occupare tanto tanto tempo. Ma ne vale assolutamente la pena! Poi mi farai sapere!! Ora devo iniziare il 4'!!
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Ho in lista i titoli dei testi dell'intero ciclo. Si tratta di una lettura impegnativa, almeno per l'estensione della completezza dell'opera.