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La morte del padre
 
La morte del padre 2021-04-24 09:06:08 Endlesslybooks
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Endlesslybooks Opinione inserita da Endlesslybooks    24 Aprile, 2021
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quando non è rimasto più nulla

SPOILER

Knausgard è uno di quei "signori scrittori" del nostro tempo. La sua impresa è stata quella di scrivere la propria storia in sei volumi, chiaramente, in parte romanzata. Questo è il primo volume della serie, è un inizio che parla di una fine: della morte del padre. Il testo si apre subito con una descrizione minuziosa, dettagliata e geniale su cosa sia la morte. E' scomodo, profondo, esistenzialista; è così che parte tutto: con un concetto così tanto temuto dall'uomo.

Per tutto il romanzo l'argomento centrale rimane la scomparsa di quella figura genitoriale ambivalente, assente, fredda, autodistruttiva (come si vedrà negli ultimi anni). Vengono rivissuti tanti ricordi che rendevano protagonisti padre e figlio: la solitudine di Karl Ove quando la madre si era trasferita per studiare, la vita vissuta in isolamento negli anni dell'adolescenza, la poca considerazione ricevuta, a volte toccando anche l'insulto, il divorzio dei genitori e l'apparente rinascita di un uomo che non ha fatto altro che autodistruggersi portandosi all'estremo della dipendenza da alcoolici. Sono pagine strazianti, profonde, con una forte verità seppur romanzata. L'autore mostra una forte sensibilità che riesce a trasparire solo sulle pagine e forse meno nelle vita reale.

Quando descrive un evento/ricordo di vita, si perde nei meandri della sua coscienza facendo dei "voli pindarici" che sviscerano l'esistenza, raggiungendo l'osso. Lui scava, scava, scava. Il linguaggio si fa più ricercato, cambia registri narrativi come un cantante fa con i registri vocali. Può a tratti risultare complesso, perché non vi è una narrazione precisa, un percorso stabilito, dritto, lui va per vie traverse, quelle strade poco battute e sconosciute. E' un labirinto dei suoi pensieri, ricordi che si rincorrono e si alternano. E' un flusso di coscienza, è una vita raccontata e donata al lettore. Knausgard si spoglia, fa vedere la crudezza degli atti, dei pensieri (come quello di aver pensato più volte di volere la morte di suo padre).

Poi però, scatta qualcosa in lui quando si ritrova davanti a quel "qualcosa che una volta era suo padre". Sgorgano le lacrime, tenute nascoste per un'eternità angosciante, il dolore della perdita emerge nonostante tutto il dolore provato. La morte di un genitore segna sempre fortemente la vita di un figlio in quanto si vive la perdita di un punto di riferimento, un'autorità: si smette di essere figli e si diventa genitori a propria volta. Questo è un episodio con un forte impatto e che mostra la cruda e problematica realtà di un uomo talmente dipendente che si è spinto fino a livelli estremi di disumanità fino ad arrivare alla sua fine. Questo lutto non è stato segnato dal tempo, ma da un bambino rinchiuso in un corpo di adulto che non sapeva darsi pace.

Si intervallano episodi della famiglia e dell'adolescenza di Karl Ove: la musica, i compagni di scuola, i libri, le ragazze, la neve e i paesaggi norvegesi. Le descrizioni sono fitte, rigorose, studiate nel dettaglio fino a toccare l'iperrealismo. Pare davvero di essere tra le pagine, come se fossimo spettatori invisibili.

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Commenti

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Una bella ed esaustiva recensione, Valentina.
Il libro e l'autore m'incuriosiscono. Titolo già in lista.
Grazie mille Emilio!
Te lo consiglio assolutamente! E' una bella avventura vista la mole da leggere ma ne vale la pena!
Sto finendo il secondo volume :D
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