Dettagli Recensione
Memoria lucente
Queste pagine non costituiscono la biografia della sorella Margherita, scomparsa prematuramente di un male incurabile nel 2016, ma, come ci ricorda l’autrice, sono solo appunti sulla elaborazione di un lutto di cui l’amata sorella ne è la protagonista inconsapevole, lei che non ha mai preteso di esserlo.
Cento giorni di un lutto autoimposto, un dolore onnipresente, ricordi, parole, immagini di un’ infanzia condivisa, cinque sorelle legate indissolubilmente, la forza dell’ origine, la separazione da una terra amata, i viaggi, la persecuzione, l’esilio e il ritorno, anche solo per un abbraccio.
Chi è stata e continua a essere Margherita, cresciute nella dimora di Los Remolinos, anni importanti, forgianti il carattere e le passioni di una vita, tra letteratura e racconti, tradizioni famigliari e socialità, politica e cultura, sapendo che un giorno o l’altro sarebbero ...” finite prigioniere degli obblighi e dell’autocontrollo “..., e con essi... “ avremmo forgiato le nostre maschere...”.
Nel dopo Margherita diventerà giornalista, si sposerà , avrà’ dei figli, vivrà fuori dal Cile, crescerà , come tutte loro perdendo la propria ..” indole selvaggia “... e quegli ...” ...artigli da pantera “... , una giovane entusiasta della vita, aperta, vivace, divertente, carismatica, senza alcuna vanità, a suo agio in ogni dove, a differenza della quieta e remissiva Marcela, un legame conflittuale e profondo, il loro, incredibilmente vero.
Forse, citando Faulkner, ...” il passato non muore mai e non è nemmeno passato “..., il lutto non esiste, continua a esserci, perennemente, e Marcela non vuole smettere di soffrire, se succedesse le sembrerebbe di tradire la sorella morta e dimenticarla.
Le parole prendono forma, inserite nella memoria, quelle prime settimane trascorse senza Margherita sembrano offuscare e arrestare qualsiasi cenno, movimento, essenza.
Marcela non riesce a leggere, a scrivere, inizialmente pensa di inserirsi in una socialità curativa, accenna a rituali magici e consolatori, ripensando a un corpo che non ha avuto sepoltura ( perché cremato ), insieme al pensiero del dramma e dell’ ingiustizia subita da tanti corpi scomparsi e mai restituiti al dolore dei propri cari ( il dramma di una nazione intera ).
Storia, cultura e letteratura, anni riemersi e mesi che scorrono, mentre i cento giorni di lutto stanno per scadere senza che niente sia successo.
Margherita ha negato a lungo l’eventualità di poter morire, ne’ l’ idea della morte le incuteva paura, ne era semplicemente scocciata. Marcela ha paura della fisicità, del contatto con la malattia e del disfacimento corporale, non riesce ad avvicinarlo e a descriverlo, al contrario di Philip Roth.
A piccoli passi cerca di ritornare alla vita, agli aspri diverbi con la sorella su vari argomenti, domandandosi quanto l’altra avesse la chiara percezione del posto che occupava tra loro, non sospettando di lasciare un vuoto incolmabile: ...” di risate, di facezie, del suo grande fascino, di sapere suscitare intorno a se’ una allegria contagiosa “....
Solo dopo parecchi mesi Marcela finalmente riprenderà a leggere e a scrivere perché ...” il lutto non si può sconfiggere, è semplicemente un modo di vivere diverso “...
Margherita non ha voluto che la lasciasse andare, insieme hanno condiviso un anno di morte e di scrittura, finché avesse scritto lei sarebbe stata viva.
...” Negare la morte? Il mondo è dei vivi e di come si affratellano, di come si legano con i morti. L’ unica cosa importante è lei tra i viventi, la sua memoria. La morte, dove sta la morte? Dov’è la sua vittoria? Non regalerò la vittoria alla morte, continuerò a scrivere”...
Un racconto doloroso, intenso, vero, che rifiuta l’inaccettabile percorso di una semplice elaborazione condivisa, preferendo la strada dell’unicità e della vita, cui la morte continua ad appartenere.
Un percorso della memoria e del silenzio, dell’ intimità, della scrittura, intesa anche come semplice calligrafia, la vivida presenza di lei e delle sue parole, oltre che del suo nome, qui, tra i vivi, ieri, oggi e domani, per sempre...
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Non ho mai letto la famosa autrice. Pensavo si trattasse della 'solita' scrittrice volta soprattutto al 'suo' pubblico femminile. La grande letteratura si rivolge a tutti, ovviamente. Qui però non ho ben capito il livello del libro, che posso interpretare come "buono ma non ottimo".