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La città e i cani
 
La città e i cani 2020-02-24 07:42:43 kafka62
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
kafka62 Opinione inserita da kafka62    24 Febbraio, 2020
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LA VIOLENZA INDIVIDUALE E LA VIOLENZA DEL SISTEMA

Il romanzo d’esordio di Vargas Llosa è una storia, in parte autobiografica, ambientata in un collegio, il Leoncio Prado di Lima, retto da militari, dove i giovani cadetti vivono immersi quotidianamente nella violenza: violenza nei rapporti interpersonali, basati sulla sopraffazione e – si potrebbe dire, con linguaggio da caserma – sul “nonnismo”, e violenza dell’istituto, che con una disciplina rigida e soldatesca tarpa e comprime l’adolescenziale spontaneità dei ragazzi. La vicenda è semplice, c’è il furto di un esame, una spiata, un’inevitabile espulsione, una sanguinosa vendetta e una finta inchiesta che mette a tacere le cose, cose che potremmo trovare tanto in un giallo di Sciascia quanto in un qualsiasi romanzo di formazione adolescenziale, in cui il protagonista cresce e si trasforma, prendendo coscienza che nulla può essere più come prima e che il mondo dei grandi è cinico e spietato. Il meccanismo per così dire “giallo” è quasi grossolano, non abbiamo alcun serio dubbio circa la paternità dell’assassinio che gli ufficiali vogliono (e riescono a) far passare per incidente. A Vargas Llosa interessa soprattutto, contrapponendo i cadetti da una parte (che, nonostante il dispotismo e la corruzione imperanti tra loro, sono visti tutti con simpatia e affetto) e gli alti ufficiali dall’altra (i quali col pretesto della difesa del decoro e della rispettabilità della scuola non esitano ad insabbiare l’inchiesta sulla morte del cadetto Arana, facendo forti pressioni su chi cerca onestamente di far emergere la verità), rimarcare polemicamente come la violenza peggiore non sia quella istintiva e animalesca degli individui, ma quella cieca, opportunista e fanatica della istituzione del collegio, probabile ipostasi di un più generale degrado in cui versa l’intera società peruviana.
Ma anche il condivisibile discorso sulla violenza, intesa in questo senso pervasivo e quasi ontologico, non riesce a esaurire il fascino del romanzo, che secondo me va ricercato nel particolare stile dell’autore, il quale verrà poi sviluppato in maniera ancora più audace e ambiziosa nel libro successivo, “La Casa Verde”. Qui a spezzare la linearità della storia vi sono numerosissimi salti temporali, la frequente alternanza della prima e della terza persona, il cambio di personaggi che di volta in volta assumono il ruolo del protagonista (Alberto, lo Schiavo, il Boa, il tenente Gamboa e, celato anonimamente nel flashback a lui dedicato, il Giaguaro), l’intersecazione di episodi diversi (ad esempio, la violenza alla gallina e la fallita spedizione notturna nella camerata dei “cani”), lo stream of consciousness che fa affiorare pensieri diversi senza apparente coerenza, la presenza di personaggi, come quello di Teresa, che fanno un po’ da raccordo tra le varie vicende individuali. Alla fine resta un convinto senso di ammirazione per quello che è un crudo ma raffinato, disordinato ma elegante, capolavoro sulle profondità dell’animo umano (soprattutto quello degli adolescenti), sulla disparità dei destini e sulla fatalistica onnipresenza della violenza nei rapporti sociali.

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Commenti

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siti
24 Febbraio, 2020
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Ciao Giulio, bel commento per un autore che non ho mai letto. L'ambientazione mi ha ricordato I turbamenti del giovane Torless, curioso vero?
In risposta ad un precedente commento
kafka62
24 Febbraio, 2020
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Ottima considerazione, Laura, davvero appropriata, tanto più che sia per Musil che per Vargas Llosa si tratta dell'esordio letterario. Non avendolo purtroppo mai letto, non ho potuto prenderlo in considerazione: sarebbe stata una citazione azzeccatissima.
Giulio, mi hai dato benissimo un'idea di questo libro. L'autore è celebre, ma io non l'ho mai letto.
In risposta ad un precedente commento
kafka62
24 Febbraio, 2020
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Grazie Emilio, Vargas Llosa è uno dei miei scrittori preferiti, e lo raccomando molto volentieri, vuoi per le sue particolarissime costruzioni narrative, vuoi per il suo stile mai banale, vuoi per il modo in cui sa rappresentare la variegata realtà sudamericana. I suoi primi romanzi sono dei gioielli.
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