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Amore senza confini
«Dato che si è costretti a crescere dei bambini con un animale domestico in giro per la casa, tanto vale che sia un gatto.»
Perché proprio i gatti? Perché tutti abbiamo bisogno di un amico del cuore, perché tutti abbiamo bisogno di un amico che ci prenda così come siamo, che ci sia sempre ad aspettarci, che ci accolga con gioia, che ci ami di quell’amore incondizionato, che abbia sempre tempo per noi, che ci capisca senza bisogno di parole, che stia ad ascoltare le nostre pene senza caricarci delle sue. E per quanto anche i cani sappiano o possano farlo, e per quanto questa dicotomia sia irriducibile, vi è una certezza: il calore che questi piccoli esserini sanno donare è ineguagliabile.
L’autrice all’interno della sua opera parla prevalentemente di quelli che sono stati i suoi gatti domestici, quei gatti cioè che sono stati fortunati e che sono stati esenti da quel tragico destino e da quella crudele lotta per la sopravvivenza che tocca generalmente ai senzatetto dei quali, in Israele – come riportano i dati dell’associazione Lev Lehai – sono ben tre milioni l’anno quelli che periscono a causa della scarsità di cibo che generalmente ricavano dai bidoni della spazzatura, dalla sete delle torride giornate estive, per il freddo senza tregua invernale o ancora a causa di una macchina che sopraggiunge a rapida velocità. Qual è lo scopo dell’opera?
«Il mio scopo è quello di far avvicinare il lettore alle qualità straordinarie dei gatti in generale, e potrò dire di averlo raggiunto se riuscirò a contagiare anche solo una persona col mio amore per loro.»
Quando le vicende hanno inizio siamo in Israele e la scrittrice vive con suo figlio e otto gatti. Gatti che hanno nomi diversi quali Zelda, una gatta di tre colori, Rosa, una gattina con delle strisce di velluto grigio, Efraim, un rosso che credeva di essere un bambino, l’enorme Fortuna, che si rivelò un gatto maschio dotato di un notevole vigore sessuale, Sofia, la saggia e molti altri ancora. Tuttavia, a causa di un impegno lavorativo, il trasferimento in Giappone per almeno cinque anni è inevitabile. Come fare con tutti quei felini? Portarli con sé è pressoché impossibile anche perché nel nuovo Paese, con tutte le rigide e ferree regole adottate, detti animali non sono ammessi nella nuova casa. L’incontro con una coppia sopperisce a questa necessità e una fitta corrispondenza garantisce ai nuovi e vecchi padroni di monitorarne a distanza le sorti e le evoluzioni,
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