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Una nuova esistenza distante 'solo' tre settimane
Settembre 1970: l’ondata hippie sta sconvolgendo la generazione europea “del buon costume” che vede il perbenismo e l’affermazione personale come unici scopi di vita. Quei ‘giovani alternativi con quell’emblema cucito sulla giacchetta e sui pantaloni’, che cullano il sogno di creare un mondo pacifico e privo di povertà e autoritarismi, spostano gradualmente le loro attenzioni verso mete di approdo extracontinentali come Machu Picchu, Bolivia e Tibet, quando un nuovo sentiero inizia ad affascinare le loro menti: raggiungere Kathmandu partendo da Amsterdam in tre settimane a bordo del Magic Bus, passando per Germania, Austria, Bulgaria, Turchia, Iraq, Iran, Afghanistan e Pakistan.
Ed è proprio nella capitale dei Paesi Bassi che si incontrano quasi per caso Karla, giovane olandese bella e intraprendente, e Paulo, brasiliano dal passato segnato dal ‘treno della morte’ in Bolivia e da un violento sopruso subito in Cile, e insieme decidono, dopo un lungo tira e molla, di lasciarsi andare al legame magnetico che si è instaurato fra loro e di partire alla ricerca di quella ‘vita così interessante, ricca di novità e di sfide’.
Siamo di fronte a un romanzo narrativo-autobiografico introdotto dal verso di una preghiera mariana, da un passo biblico e da una poesia bengalese che ripercorre le orme, i pensieri e le difficoltà di quella gente che ‘non meritava il diritto di viaggiare libera per il mondo, diffondendo il germe della ribellione’.
Una battaglia per la Libertà che passa anche attraverso il sesso senza dogmi e tabù, la liberalizzazione delle droghe, l'incontrastata espressione della volontà personale, il disprezzo per il grigiore monotematico, il concetto di ‘sensualità’ come rivendicazione della femminilità e non come tentativo di approccio sessuale e le riflessioni riguardo Von Daniken, mentre la dicotomia sociale fra il ‘nuovo Rinascimento’ nella capitale dei Paesi Bassi, il ‘Settembre nero’ palestinese, i massacri che insanguinano il Vietnam e il fascino cromatico, urbanistico e culturale del Gran Bazar di Istanbul fornisce uno spaccato devastante di come, in quel mondo moderno in rapida evoluzione (o involuzione?), ‘l’assassino più esecrabile è colui che uccide la nostra gioia di vivere’.
Un itinerario a tappe destinato a rivoluzionare per sempre le vite di Paulo, di Karla e dei loro compagni di viaggio, raccontato in terza persona e con uno stile leggero e a tratti inimitabile, in cui l’autore ci regala pagine di esperienze personali realmente accadute cariche di altruismo, di Amore, di paure, di desideri, di LSD e di ‘danze roteanti’.
Peccato che la trama e il suo contorno manchino di un vero e proprio approfondimento, con accenni marginali sia di tutte le peculiarità del movimento hippie sia del contesto storico-sociale in cui è costretto a fare le “spalle grosse” per poter sopravvivere. Anche la storia d'amore fra i protagonisti e il finale risultano lacunosi, facendo perdere punti a un romanzo dalle grandi aspettative, ma fondamentalmente incapace di esprimere appieno la personalità dello scrittore.
Indicazioni utili
- sì
- no