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La vita oltre il dolore
Se coltivare la memoria è indispensabile per salvare la Storia, se coltivare la memoria può servire a evitare di perseverare negli errori e nell’orrore, dimenticare può a volte significare sopravvivere.
È quanto viene spontaneo pensare leggendo il racconto autobiografico di Colombe Schneck pubblicato da Einaudi con il titolo Le madri salvate.
Una vicenda dolorosa che offre qua e là spiragli di luce ma che lascia una profonda amarezza nel lettore indeciso tra comprensione e condanna. Quello che accade a Raya e a Masa nella seconda guerra mondiale, durante i rastrellamenti dei nazisti che portarono alla decimazione della comunità ebraica in Lituania, è qualcosa di indicibilmente crudele. Le loro vite risparmiate a prezzo della separazione dai figli bambini e dalla madre più anziana, è qualcosa di quasi incomprensibile, di inaccettabile. Eppure come ergersi a giudice? Con quale diritto e quale arroganza? In fondo la scelta di Raya e Masa ha garantito la prosecuzione della famiglia, il loro diviene un sacrificio necessario per garantire un futuro ai figli che verranno e una sorta di ferma rivendicazione del diritto alla felicità. Così la famiglia dei sopravvissuti si divide tra chi nasconde un passato terribile facendo prevalere un profondo desiderio di vivere e chi si chiude in una solitudine silenziosa che non ammette oblio.
Una storia che fa riflettere su quanto sia difficile dare giudizi definitivi, condannare o assolvere. Comprendere e perdonare possono essere talvolta la soluzione. Solo talvolta.
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