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La città e i cani
 
La città e i cani 2018-08-26 12:49:48 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    26 Agosto, 2018
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la mala educazione

La città e i cani è un romanzo bellissimo che parla della vita nei collegi maschili di tipo militare dove è stato educato anche Llosa. Il romanzo parla di bullismo da caserma, cioè di nonnismo e dei rapporti familiari spesso carenti dietro chi finisce in un certo tipo di scuola: genitori assenti, famiglie sfasciate, padri che vogliono raddrizzare i figli e farne dei veri uomini, padri che sono loro stessi violenti e complessati. Anche se il romanzo, soprattutto nella parte iniziale, parla dei rapporti tra i ragazzi, del clima pesante, degli scherzi osceni, delle torture, si capisce che queste descrizioni sono il mezzo e non il fine della storia che non è un semplice resoconto della vita in un collegio militare maschile. Il romanzo è un pesante atto di denuncia verso le istituzioni: scuola militare e famiglia. La denuncia è stata chiaramente recepita tant’è che il romanzo è stato bruciato in piazza, tributandogli così a mio avviso, il più grande onore, più del Nobel. Tornando alla storia, tra i ragazzi si individuano i ruoli: Arana il poco-uomo che è la vittima degli scherzi di tutti; il Giaguaro che non si fa mettere i piedi in testa nemmeno dai più grandi; il Poeta che si sente simile ad Arana ma è più simpatico e scaltro per cui si trova grazie alla lingua più che ai muscoli, dalla parte dei forti. Quando nel corso di una esercitazione muore Arana, i problemi vengono allo scoperto, soprattutto quando Alberto-il Poeta, decide di denunciare un compagno per l’omicidio. Qui il romanzo diventa se possibile ancora più bello perché lo svolgimento dei fatti mette perfettamente in luce in cosa consista in realtà l’essere uomini secondo la caserma: fare i propri interessi senza farsi beccare, essere prepotenti con gli inferiori e servili con i superiori e soprattutto non creare problemi. Molto bella la figura di Gamboa, il soldato che crede in quello che fa fino a decidere di rimetterci di persona bypassando il superiore che vorrebbe insabbiare i fatti, come è molto bello che il suo rimetterci di persona, il suo opporsi al sistema non sia efficace e non riesca a diventare eroico. Anche il migliore uomo generato dal sistema, il quasi vero uomo manca di qualcosina. Migliori sono i ragazzi prima della loro rieducazione. Anche il ragazzo peggiore ha una sua purezza di fondo che viene fuori andando avanti con la lettura. Il romanzo sembra suggerire l’idea che ogni ragazzo in un ambiente del genere potrebbe essere vittima o carnefice. Questo si vede nella figura di Alberto che ha un rapporto schizofrenico con l’ambiente: sa stare con il debole ma anche con i prepotenti. Ma anche dal fatto che qualche leggera anomalia della storia sembra sfumare le identità dei singoli ragazzi. Ad esempio Alberto a volte sembra assomigliare al Boa, quello che parla in prima persona. A volte ad Arana. Verso la fine si crea una certa promiscuità identitaria anche con il Giaguaro. Questa cosa è solo accennata, suggerita dal fatto che tutti questi ragazzi hanno a che fare con Teresa, a costo di una certa incoerenza del suo personaggio. Teresa è una ragazza timida e pare strano che abbia a che fare con tutti. A me è parso un modo per ribadire il fatto che un ragazzo potrebbe assumere qualunque ruolo: vittima, bersaglio o aguzzino in un disfacimento della singola identità come la luce che è separata dal prisma nelle sue componenti. I ragazzi comunque hanno, sotto qualsiasi ruolo, anche di carnefice, una loro purezza di fondo, non sono ancora contaminati dall’ipocrisia del mondo degli adulti, la qualità necessaria ai veri uomini e insegnata dalla scuola militare. Direi che degli adulti non si salva nessuno, genitori compresi. C’è pure un cane, ma i cani del titolo sono i ragazzi del primo anno. Anche se l’autore si sofferma a descrivere episodi di nonnismo e altre stupidaggini da caserma, non c’è mai compiacimento, anzi in alcuni punti è molto bello che traspaia il senso di nausea e di occasioni sprecate. Naturalmente l’attacco al mondo del collegio militare è feroce.

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Commenti

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Ottima recensione, Mario, di quello che, se non erro, è il romanzo di esordio dello scrittore peruviano. Anche se io preferisco il Vargas Llosa de "La casa verde" e de "La guerra della fine del mondo ", trovo "La città e i cani" molto originale e interessante. Grazie per essere stato il primo a recensito su questo sito.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
27 Agosto, 2018
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Dovrò leggere anche la casa verde e la guerra se sono ancora più belli!
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