Dettagli Recensione
'Na fuitina
Scelgo sempre i libri d’impulso, in base ad una combinazione, direi chimica, titolo-copertina-colpo di fulmine, senza soffermarmi troppo a leggere la storia di cui parla. Quando ho scelto questo, pensavo ad una storia romanzata ed un po’ strappa-lacrime, anche se non amo molto la narrativa cosiddetta “rosa”. Il fatto che la storia fosse ambientata in Afghanistan mi aveva attirato, perché speravo ed immaginavo che non fosse un romanzo così “rosa”. Non mi aspettavo che però fosse una storia vera e, men che meno, che fosse raccontata da un giornalista, che è stato toccato sul vivo da questa vicenda e che l’ha raccontata, appunto, dal punto di vista giornalistico, nonché personale, perchè, quando ne è stato toccato, non è riuscito a prenderne le distanze, infrangendo la propria deontologia professionale. Forse lo stile è un po’ troppo schematico, un po’ troppo cronologico, un po’ troppo freddo. Perché se è vero che è una storia che nasce dal potere dei sentimenti, è una storia in cui il calore dei sentimenti si sente veramente molto poco. L’intento era un altro, era quello di raccontare anche tutto il contorno che ha spinto questi giovani ragazzi a sfidare il loro mondo e le loro famiglie. Un punto di vista comunque bello, originale, inaspettato, per raccontare una storia dei giorni nostri. Vera. E quanto abbiamo bisogno di storie vere.