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Il Dio vivente
Con la deflagrazione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki l'Imperatore Hirohito annunciò la resa incondizionata del Giappone, ponendo fine alla guerra.
Questo è quello che in breve era scritto nei test scolastici. Questo è quello che è accaduto ed è quello che ha concluso questo capitolo di storia. Nulla di più sbagliato. Il romanzo comincia proprio da qui, dove tutto finisce, dove la bomba ha dilaniato nel corpo e nell'anima un nobile popolo che, come spesso accade, è innocente e paga per le decisioni dei poteri forti.
Il romanzo racconta questo episodio che non solo ha lacerato il Giappone che già pativa per gli stenti della guerra e che già troppo aveva chiesto al proprio popolo, ma ha reso Hiroshima una landa che non appartiene più a questo mondo lasciando spazio a demoni e ad angeli.
Il romanzo è crudo e toccante, una pagina di storia mai piacevole specialmente dal punto di vista delle vittime. Lascia l'amaro in bocca se si considera che quella di Shinji Mikamo è solo la testimonianza di una delle centinaia di migliaia di persone coinvolte. Secondo me il romanzo rappresenta una delle migliori manifestazioni che il futuro non è qualcosa di lontano ma esso rappresenta il quotidiano e costante impegno in tutto ciò che facciamo.
Invidio il carattere liberale di Shinji e di suo padre. Quando dice alla figlia che la colpa non è dell'America ma della guerra in senso generale non posso fare a meno di pensare che, forse, questo atteggiamento è la risposta alla ferocia di quei tempi e dei nostri.
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