Dettagli Recensione
L'ostinazione al male
Il romanzo è narrato in prima persona da Michel a tre amici che sono il pubblico di questa sua confessione. Michel per far contento l'amato padre morente sposa una ragazza molto bella e dolce che non ama, o meglio che ama di un amore troppo tranquillo per appagarlo interiormente. Subito sopo il matrimonio lui si ammala di tisi e Marceline, la moglie, gli si dedica con pazienza e abnegazione infinita tanto che anche se l'io narrante è quasi interamente preso da se stesso Marceline riesce a guarirlo dalla tisi e per un certo periodo allevia la sua malattia dell'anima che è l'egotismo prepotente. Ma anche in questi momenti di maggiore dedizione ad altri, l'io narrante scopre in se stesso una certa inclinazione al male per il fatto che inizia a mentire,cosa che gli riesce via via sempre più facile, e come la moglie stessa nota, tende troppo a cercare negli altri il male e il vizio ed è inesorabilmente attratto e incuriosito solo da questo lato della natura umana .
Questa inclinazione al male che sarebbe stata facilmente contrastabile viene però incoraggiata da una filosofia di vita condivisa con l'amico Menalque: per poter accogliere la felicità bisognerebbe non possedere niente, svuotare la propria vita per poter essere in grado di gustare e accogliere i piaceri che si offrono per quanto effimeri.
"AH! Michel, ogni gioia è simile alla manna nel deserto che dopo un giorno si guasta; è simile all'acqua del fiume Averno Ameles che, come racconta Platone, non si poteva raccogliere in nessun vaso. Auguriamoci che ciascun istante porti via tutto ciò che aveva portato con sè."
A un certo punto la situazione iniziale si rovescia e l'io narrante, Michel, deve prendersi cura della moglie e ricambiare la sua devozione e il suo amore. In fondo le vuole bene per quanto può, e se c'è una donna che potrebbe amare è certamente lei. Ma Michel è molto attratto dalla sua filosofia di vita e da quel vuoto che assomiglia al vuoto dello stomaco prima di gustare il piacere di un cibo.
Il racconto è condotto in modo meraviglioso dal punto di vista letterario. Il lettore è avvinto fino all'ultimo e fino all'ultima pagina spera in una conclusione diversa. E la conclusione è uno schiaffo anche se in parte preannunciata. Certo è un libro che dal punto di vista morale è odioso ma dal punto di vista letterario è bellissimo. La cosa che infastidisce molto del romanzo è la giustificazione implicita della pedofilia. Credo che l'autore condanni la morale comune come imposta dall'alto, c'è un evidente rifiuto di Dio fin dalle prime pagine, quelle in cui Michel non vuole chiedere a Dio la sua guarigione per non avere debiti con Lui. E' come se rifiutasse l'idea che i valori religiosi sono prima di tutto valori umani o è come se la condizione di omosessuale dello scrittore per cui sente di essere stato messo da Dio fuori della porta della morale cristiana lo porti poi a voler abbattere l'idea stessa di una morale. Purtroppo e con dispiacere devo dire che il libro è bellissimo.
Nel finale si assapora comunque più il raggiungimento del vuoto che della felicità.
"Avevo quando mi avete conosciuto, una grande fermezza di pensiero, e so che è questo che fa il valore di un uomo; ora non l'ho più. Ma la causa, credo, è in questo clima. Non c'è niente che renda così difficile l'attività di pensiero quanto un cielo costantemente azzurro. Qui qualunque ricerca è impossibile tanto la voluttà sussegue al desiderio. Circondato di splendore e di morte, sento che la felicità è troppo vicina e l'abbandono ad essa troppo uniforme. Vado a letto in pieno giorno per sottrarmi alla tristezza di ore interminabili e a questo vuoto insopportabile."
Forse la tristezza del finale potrebbe essere considerata una pietra scagliata contro la sua filosofia di vita.
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Quando l'ho letto io, il libro conteneva anche un secondo breve romanzo, "La porta stretta", che mi era piaciuto di più.