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In autobus con mia sorella
 
In autobus con mia sorella 2015-10-03 14:30:48 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    03 Ottobre, 2015
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Rachel e Beth

Rachel è una donna molto presa dalla sua carriera, con una storia sentimentale appena conclusa per volontà dell'altro. Ha poche amicizie, perchè troppo impegnata col lavoro e contatti perlopiù telefonici con la famiglia. Spinta dalla necessità di trovare un argomento interessante per un articolo ricomincia a frequentare regolarmente la sorella Beth. Entrambe sono vicine alla quarantina, vivono sole e vedono raramente il resto della famiglia. Però Beth è affetta da quello che è definito un "lieve ritardo mentale" e secondo la volontà del sistema sanitario nazionale che punta sulla "autodeterminazione" dei disabili vive in modo quantomeno bizzarro.
Trascorre, infatti, tutta la sua giornata viaggiando sugli autobus cittadini. Dopo un primo esperimento Beth chede alla sorella di seguirla nei suoi giri alcuni giorni al mese per un anno. Così Rachel si siede accanto a Beth ed inizia a conoscere questa sorella sconosciuta. In realtà la donna è tutt'altro che semplice da avvicinare: testarda, chiacchierona, chiassosa, sgargiante tanto nel vestire che nel modo di approcciarsi agli altri è una compagna ingombrante e spesso insopportabile. Tra sensi di colpa, per la pazienza insuficiente a gestirla e tentativi di documentarsi su una malattia sconosciuta Rachel fa parecchie scoperte. Tra queste un mondo, quello degli autisti, fatto di persone inaspettate: generosi, pazienti, a volte filosofi, ma anche severi coi clienti/protetti che frequentato il loro autobus.
Il volume è suddiviso ad episodi: alternando racconti dei viaggi in autobus con i ricordi dell'infanzia di Beth e Rachel. Forse a tratti può sembrare un pò stucchevole nel descrivere la pazienza e la bontà degli autisti verso Beth, ma tutto sommato l'ho trovato un bel libro. Crudo nel descrivere alcuni eventi dell'infanzia, purtroppo credibile nella parte in cui si introduce l'argomento dell'assistenza sociale praticamente impotente, realistico nell'accennare l'effetto della colorata Beth e in generale di tutte le disabilità sui passanti.
Parecchie le cose su cui riflettere, comprese varie perle di saggezza buttate lì nel corso delle conversazioni da autobus, ma molti anche gli spunti divertenti su cui sorridere. Insomma un libro profondamente leggero.

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