Dettagli Recensione
Testimone di Hiroshima
Shinji Mikamo era un adolescente il 6 agosto 1945, afosa mattina di lavoro nella casetta di famiglia destinata allo smantellamento.
Hiroshima era una citta' ancora esclusa dai massicci bombardamenti aerei americani nell’ultimo strascico della Seconda Guerra Mondiale, in un Giappone ormai allo stremo delle forze.
L'ora scoccava le 8.15 . Mentre Shinji alzava il braccio per tergersi il sudore una palla di fuoco cambio’ la storia.
Dopo la luce acceccante venne un boato tremendo, dopo l’urlo di luce e di suono vennero il buio ed il silenzio. Venne l'oscurita’ di chi e’ sepolto sotto le macerie di una citta’ cancellata, di chi ha la gola serrata dalla cenere del panico e non sa capire se e’ vivo o morto.
Poi l’umanita’ colpita dalla distruzione di massa si riaffaccio' tra le grida di dolore, tra i singhiozzi, tra le preghiere, tra le maledizioni, tra l'incredulita'.
Erano le 8.15 del 6 agosto 1945 e Shinji si trovava con suo padre a circa un chilometro dal nucleo dell’esplosione della primo ordigno atomico, da cui si rialzo’ con il corpo completamente bruciato e privo di pelle, carne viva sotto il sole cocente d’Oriente.
Oggi ha ottantasette anni e questa e’ la sua testimonianza, per mezzo della figlia Akiko.
Akiko Mikamo si trasferiri’ negli Stati Uniti per approfondire gli studi in psicologia, Paese dove tuttora vive, lavora e promuove la pace, in memoria anche di cio’ che avvenne a Hiroshima. Con questo suo libro diviene voce del padre, dallo scoppio della bomba fino ai giorni piu’ recenti, raccontando un’epoca ed un dramma intimo e famigliare. La scrittura e’ accettabile anche se a tratti la ripetizione dei medesimi concetti invece che pathos crea ristagno. Ritengo che su argomentazioni cosi’ drammatiche non sia sufficiente riportare sulla carta gli eventi, ma sia indispensabile trasmetterli vivamente al lettore, costringendolo a un'agonia concreta, fenomeno purtroppo per nulla occorso tra me la scrittrice. La penna della Mikamo non mi ha emozionata, da qui deriva il mio giudizio mediocre sulla piacevolezza.
Essendo molto interessata alle vicende di Hiroshima e avendo letto altri libri in merito non posso astenermi dal confronto. Se molte sono le pagine dedicate alle ferite fisiche post scoppio, viene liquidata velocemente una delle orribili conseguenze di Little Boy : l’ignoranza. Essere colpiti da un’arma sconosciuta i cui effetti mortali si moltiplicano nei giorni e nei mesi successivi con fenomeni tanto spaventosi quanto imprevedibili e’ parte integrante di un terrore crescente.
Quindi ottimo e lodevole l’intento divulgativo, ma confermo a malincuore che la forma non ha concesso al contenuto di accoltellarmi in profondita'. Per vivere la tragedia della citta’ annientata dall’atomica io consiglierei Ibuse Masuji , John Hersey oppure Hara Tamiki. Non mi basta leggere, ho bisogno di tremare, inorridire con l’autore, non puo' essere altrimenti quando mi volto e guardo indietro, verso le sponde del fiume Motoyasu.
Grazie comunque ai Mikamo per il messaggio di pace e di perdono che hanno trasmesso vividamente con la loro testimonianza di innegabile valore, che potrebbe in ogni caso essere d'impatto per chi si accosta all'argomento scevro da altre esperienze letterarie. Non e' proprio mia intenzione penalizzare il libro che altrove ho visto molto apprezzato, quindi buona lettura.
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