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Romanzo di una vita
 
Romanzo di una vita 2015-06-27 11:53:59 Emilio Berra TO
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    27 Giugno, 2015
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Mann visto da Mann

Questo libro autobiografico è suddiviso in tre parti. La prima s'intitola propriamente "Saggio autobiografico" : contiene ovviamente informazioni sulla vita dell'autore e sulla stesura di alcune opere: ci dice, per esempio, come la scrittura del bellissimo "La montagna incantata" l'abbia impegnato per ben dodici anni, dopo una lunga visita alla moglie nel 1912 a Davos per cure, luogo in cui vennero raccolte "quelle strane impressioni d'ambiente".

La seconda parte è ampiamente la più corposa. Il titolo, "Romanzo di un romanzo. La genesi del 'Doctor Faustus' ", è già esplicativo. L'inquietante opera è, per così dire, nata sotto le bombe; metaforicamente, perché Mann (siamo nella Seconda Guerra Mondiale) si trovava confortevolmente rifugiato in America: La narrazione della composizione del libro è comunque ritmata sui bollettini di guerra: Roosevelt che annuncia l'invasione dell'Europa; la caduta di Mussolini; le terribili notizie sui massacri degli ebrei...
Il progetto del romanzo risale al 1901; trascorrono oltre quarant'anni; la data d'inizio è: maggio '43, dunque nel vortice della furia bellica.
Se l'Autore conduce una vita relativamente tranquilla negli USA, alcuni dei suoi figli sono più esposti, proprio nella lontana Europa in fiamme : Klaus, nell'armata britannica; "Erika era a Parigi e osservava l'incorreggibile atteggiamento della borghesia francese".
Poi, la distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Nella vita privata, un grave problema di salute che richiede un pesante intervento chirurgico.
Ad allietare il grigiore, giungono le visite di figli e nipoti: Ed è proprio l'instancabile Erika che concretamente pone a revisione il libro del padre per "liberarlo da prolissità" : "parti di teoria musicale furono buttate a mare; le conversazioni fra studenti furono accorciate (...). Nessuno ne sente la mancanza, nemmeno io", conclude T. Mann.

La terza parte è la più breve : si tratta del discorso tenuto all'Università di Chicago nel 1950, all'età di 75 anni. E' esplicito fin dall'inizio: "Del mio tempo voglio parlarvi, non della mia vita".
Mann ha la sensazione di essere prossimo alla fine (ma, come sappiamo, la tomba dovrà ancora attendere) e termina il discorso come se quasi già non appartenesse più a questo mondo : "augura alle stirpi umane viventi (...) che non tocchino loro in sorte la miseria e l'ignominia dell'imbestiamento, ma pace e gioia".

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libri di T. Mann
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Come testo è stato messo insieme ultimamente? Io non ne avevo mai sentito parlare.
Penso di sì, Mario. In effetti si tratta di tre scritti distinti, che hanno come fattore comune l'aspetto autobiografico.
Complimenti per il tuo commento! Grazie per la tua segnalazione, adoro Mann ma non avevo mai sentito parlare di questo testo.
mai sentito parlare neppure io...
Mann mi piace moto. Attualmente sto leggendo La morte a Venezia. Interessante il tuo commento, Emilio.
Grazie Claudia.
Serve soprattutto per conoscere il priodo americano di Mann.
Silvia, si tratta di un testo poco conosciuto. Penso sia stato formato come operazione editoriale.
Grazie AnnaMaria. Anche a me T. Mann piace molto : per questo ho acquistato il libro che ho commentato, che può interessare chi abbia letto varie opere dell'Autore.
Una curiosità Emilio, parla per caso del fratello?
Ciao Laura.
Forse qualche cenno. Invece parla dei figli e nipoti; poi di personaggi della cultura e dell'arte, che frequentava. In quegli anni terribili per l'Europa, come sappiamo, vari intellettuali e artisti di area germanica-austriaca trovarono rifugio in America, dove non se la passavano poi tanto male.
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