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LA STORIA DI EVA
Questo è un’autobiografia della vita di Eva Schloss e della sua esperienza ad Auschwitz.
Inizio con dire che ho letto molti commenti negativi su questo libro forse dovuti alla non-informazione su chi sia Eva, di certo non è la sorella di Anne Frank , come è riportato nella copertina.
La madre della ragazza Fritzi o Mutti, come la amava chiamarla lei, risposa in seconde nozze il padre di Anne, Otto l’unico superstite della famiglia Frank. Pertanto come si definisce lei ”è la sorellastra postuma” di Anne.
Le due non si conoscono bene giocano solamente poche ore ad Amsterdam, le loro vite si intrecciano in quei pochi minuti di divertimento, ma non sanno ancora che saranno legate per sempre.
Un’altra cosa che molti lettori non hanno apprezzato è il fatto che Eva nel suo lungo e sofferto racconto nomini molte volte Anne o le molte fondazioni, opere teatrali, mostre a lei intitolate e lo faccia per un secondo fine. Per me non è assolutamente così, Otto in qualità di suo patrigno era una presenza costante per Eva e anche per i suoi figli e lui ha dedicato la vita alla memoria sia di Anne che della sorella Margot. Quindi il fatto che lei ne parli molto è inevitabile perché anche la sua vita indirettamente è legata a quella di Anne.
A prescindere da questi pregiudizi, chi vuole leggere questo libro deve sapere che Eva non è la sorella di Anne Frank e che lei si limita a raccontare con estremo dolore e sofferenza la sua vita segnata dalla prigionia in un campo di concentramento.
Eva passa l’infanzia a Vienna, dove la sua famiglia era benestante e viveva in una villa, in quel periodo lei era felice con l’amato fratello Heinz. La città in cui vive, negli anni venti, era molto fiorente, moderna per il tempo un connubio tra arte, cultura e musica e accoglieva persone di varie religioni.
Con gli anni trenta e poi con la guerra, anche a Vienna si diffuse il clima antisemita ed Eva prima si trasferisce in Belgio e poi in Olanda ad Amsterdam.
Ma nonostante tutti gli sforzi per non farsi catturare all’età di 15 anni Eva viene presa dai nazisti come anche il fratello e i suoi genitori.
Dopo un viaggio a dir poco burrascoso arriva in Polonia nel campo più grande d’Europa simile ad una cittadina, Auschwick-Birkenau.
Oltre ad ebrei c’erano moltissimi altri tipi di prigionieri, ma loro erano quelli trattati peggio, se per gli altri ci potevano essere delle concessioni per loro non era possibile; non potevano migliorare la loro condizione e non erano destinati ad uscire vivi dal campo.
Eva, è stato fortunata, dapprima perché a causa di un cappotto e un cappello viene scambiata per una donna e messa nel gruppo delle lavoratrici, poi perché è stata per quasi tutto il tempo con la madre e infine per l’aiuto di un’infermiera.
I sovietici arrivano e liberano le poche persone rimaste il 19 gennaio 1945, prima però i tedeschi avevano costretto tutti ad andare via con loro nella cosiddetta” marcia della morte” , che Eva e la madre pensano bene di non partecipare e fingersi malate nell’ospedale del campo.
Una decisione che salvò loro la vita.
Una cosa che mi ha sorpreso di Eva, è che lei non ha mai voluto farsi compatire o fare la figura della vittima, no non poteva permetterlo non dopo quello che le era successo.
Come per tutti i sopravvissuti la vita non è di certo facile, alcuni non riescono ad andare avanti e anche per Eva non fu così semplice.
Ha attraversato una lunga fase di depressione, ma l’incontro con Zvi, l’uomo che diventò suo marito, le ridarà la gioia e la forza di vivere.
Dopo la guerra si trasferisce a Londra dove lavora e si costruisce una famiglia, ha un rapporto di alti e bassi con la madre e non ha mai del tutto accettato il fatto che lei si sia risposata con Otto, non riusciva a immaginare di poter sostituire la figura di suo padre con lui.
Dopo moltissimi anni, riparlare di quello che ha vissuto è stato molto difficile e doloroso per lei, si sentiva molto insicura, fragile e aveva paura.
Ma lei stessa nel libro dice che con il tempo le cose passano anche se non si può dimenticare quello che le è capitato e non lo si deve fare.
Un libro che fa riflettere molto sulla vita , un’autobiografia che va letta, lasciando perdere tutto il contorno, una testimonianza che deve rimanere per ricordare quello che è accaduto.
A volte la vita è strana, ci pone davanti degli ostacoli e delle prove da affrontare ma vale la pena pensare che la scelta migliore sia sempre la vita.
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