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Una grande delusione
Non si conoscono i reali motivi per i quali Blaise Cendrars, pseudonimo di Frédéric-Louis Sauser, si arruolò nella Legione Straniera, corpo militare francese per lo più rifugio di gente che in tal modo voleva nascondersi. Lì ognuno diventava un perfetto sconosciuto e date le missioni non infrequentemente pericolose, anzi molto pericolose, o si diventava dei fegatacci, o si moriva. Non stupisce quindi che Cendrars abbia scritto un libro sulla sua esperienza personale nel corso del primo conflitto mondiale in cui c’è sì un’accusa alla guerra, ma che nel complesso appare blanda, come se la stessa fosse stata con i suoi orrori metabolizzata dall’autore ormai diventato appunto un fegataccio. Non si tratta, però, di uno dei tanti lavori che seguono normalmente un evento di particolare risonanza e che riportano vissuti personali, libri che, tranne rari casi, non hanno seguito in una produzione letteraria dell’estensore. Infatti Cendrars è stato particolarmente attivo come poeta e romanziere e La mano mozza non è nemmeno la sua opera più nota che resta “Ho ucciso”, sempre ambientata durante la Grande Guerra.
Premetto che La mano mozza, nonostante la lunghezza, non può essere definito un vero e proprio romanzo, bensì una raccolta di racconti in cui l’autore disegna dei personaggi a volte con ilarità e altre con malinconia; sono uomini sconosciuti, compagni di avventure e di sventure che grazie alla penna dell’autore trovano una momentanea notorietà, per poi ripiombare nell’oblio, poiché questo modo di impostare la narrazione li rende ben presto superati. Personalmente non mi sono particolarmente emozionato a scorrere queste pagine anche se ogni tanto ho avvertito una certa sincerità di Cendrars, che è mia opinione si sia inventato buona parte delle vicende, ed è in questi casi che si prova una certa commozione di fronte a una tragedia umana. La lettura, però non è agevole, poiché c’è quasi un’ossessiva ricerca di uno stile ricamato che stona con certe situazioni; inoltre è sempre presente un tono di autocompiacimento che infastidisce non poco e così l’autore, che è l’io narrante, è furbo, intelligente, bravo e coraggioso, mentre tutti gli altri sono solo dei poveri fessi, messi lì solo per esaltare, a contrasto, le sue doti. Il difetto non è da poco e in breve si viene avvinti non dall’opera, ma dalla noia, senza dimenticare che ci si aspetterebbe un atteggiamento di sicura e ampia condanna della guerra, ma forse è chiedere troppo a un legionario, un uomo diventato in breve votato alla violenza.
La mano mozza è stato una grande delusione, forse anche perché speravo di trovarmi di fronte a un’opera di eccelsa qualità e invece a mio giudizio si tratta di un libro solamente discreto.
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Commenti
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Anche se il mio giudizio è più clemente del tuo, concordo con te sul fatto che il libro può essere considerato un'occasione persa. Visto che hai rotto il ghiaccio inserisco anche la la recensione, scritta a suo tempo.