Dettagli Recensione
Non cambiare mai
"Non cambiare mai" gli disse una volta Jack Nicholson.
Numero 1 del circuito Atp dal 1981 al 1984, vincitore di 7 titoli dello Slam in singolo e 9 in doppio. Statistiche da leggenda. A cui si devono aggiungere le mitologiche sfide contro Borg, Connors, Lendl ed una personalità irrequieta, irascibile, ribelle, arrogante, prepotente, a tratteggiare uno dei tennisti più iconici di sempre.
McEnroe fu un vero e proprio terremoto nel pacato mondo del tennis, da sempre caratterizzato da una rigida osservanza delle regole e da comportamenti eleganti e rispettosi. “Super Brat” (super moccioso) fu un fenomeno generazionale. Una sfuriata su tutte, la celebre frase "You cannot be serious" che rivolse ad un arbitro durante l’edizione di Wimbledon del 1981.
La biografia è una successione di eventi ed aneddoti della carriera sportiva del protagonista. Una carrellata di successi e partite importanti, unita alla narrazione degli avvenimenti più importanti che hanno formato McEnroe come uomo, marito e padre.
Verrebbe spontaneo paragonare ogni autobiografia tennistica allo splendido "Open" di Agassi. Ma sarebbe un errore. Lo stile dei due romanzi è troppo diverso. “Open” è maggiormente incentrato sull’uomo, “Non puoi dire sul serio” sulla più tradizionale componente sportiva ed aneddotica. Agassi sul campo era riflessivo, introverso, mentre McEnroe tipicamente soggetto ad intemperanze. Opposti, infine, i sentimenti verso lo sport che li ha resi leggende. Agassi ha dichiarato di aver avuto un rapporto difficile con il tennis. Un sentimento spesso sfociato nell’odio. McEnroe lo ha amato, senza condizioni, dalla prima all'ultima partita disputata.
“Non puoi dire sul serio” è un’autobiografia divertente, piacevole e nostalgica, incentrata su un personaggio e su un periodo storico tennistico (gli anni ’80) contraddistinto da personalità indimenticabili per tutti gli appassionati.
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Commenti
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Concordo sul fatto che oggi sia tutto più omologato, se oggi uno sportivo dalla spiccata personalità ripetesse le gesta comportamentali di McEnroe sarebbe bersagliato continuamente da giornalisti, trasmissioni, sicuramente molto più di quanto accadeva venti-trenti anni fa.
Come se oggi ci fossero più mezzi per esprimersi, reali e virtuali, ma ci fosse meno tranquillità per farlo, più pressioni, più ansia.
Certo una sfida tra McEnroe e Connors doveva essere un vero spettacolo nello spettacolo, non solo a livello prettamente sportivo.
Mentre scrivevo il precedente messaggio, però, non mi veniva in mente un tennista, bensì un calciatore: Ibrahimovic... Anche lui ha un bel caratterino :)
Sono storie utili, esempi da seguire. Incarnano qualità come il sacrificio e la voglia di lottare e vincere che sono attributi da coltivare in ogni aspetto della vita.
Hai citato Djokovic, ricordo un' intervista in cui parlava dell' infanzia passata in mezzo alle bombe di Belgrado e delle prime racchette acquistate rivolgendosi all' aiuto degli usurai.
Non è tanto l' imitare il Michael Jordan o il Kobe Bryant della situazione, saremmo forzati, quanto trovare il Jordan o il Bryant di noi stessi.
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Oggi, probabilmente, è solo tutto molto più omologato... Difficile pensare a chi possa riproporre una originalità come quelle, diverse, di Agassi e McEnroe...