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Il quinto Beatle
George Best, nato a Belfast nel 1946, è stato uno dei più forti e famosi calciatori di tutti i tempi.
Simbolo per un decennio del Manchester United, di cui ha indossato la storica maglia numero 7, ha vinto il Pallone d’oro nel 1968.
Personalità complessa, con i suoi eccessi ha rappresentato l’icona della prima vera e propria rockstar del football.
Ecco spiegato il soprannome di "quinto Beatle", motivato anche dalla folta capigliatura simile a quella dei componenti della band di Liverpool.
Prima di leggere questa interessante autobiografia, avevo in mente una certa immagine di George Best, coincidente con quella diffusa nell'immaginario collettivo. Un’idea avvalorata da goliardiche e simboliche dichiarazioni del calciatore, ancora oggi citate sui social network e nei contesti più vari.
“Non sono mai stato in spiaggia, per arrivarci dovevo passare davanti a un bar e mi sono sempre fermato prima di raggiungere l'acqua”. “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcool. Sono stati i 20 minuti peggiori della mia vita”. “Ho speso molti soldi per alcool, ragazze e macchine veloci. Il resto l'ho sperperato”. “Ho smesso di bere, ma solo quando dormo”. “Alcune cose me le sono lasciate sfuggire. Miss Canada, Miss Regno Unito, Miss Mondo...”.
Best, calciatore straordinario nel suo primo decennio di carriera, intraprese un declino inarrestabile a partire dai 26 anni e motivato principalmente da crescenti problemi di alcolismo e da uno stile di vita sregolato, non idoneo ad uno sportivo professionista.
Ciò che però traspare dal romanzo, in piena antitesi con l’immagine da rockstar ribelle e strafottente, è il ritratto di una personalità fragile, connotata da una profonda timidezza nel rapportarsi al genere umano.
“The Best” è un' autobiografia sincera. Parla di football, donne, pub, alcool, esagerazioni, ma soprattutto di un uomo e della sua esistenza fatta di trionfali esaltazioni e rovinose cadute, che però non gli hanno impedito di rimanere impresso nel cuore di tutti gli appassionati di calcio. Perché in fondo “Maradona good, Pelè better, George Best”.
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Commenti
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Ti racconto un altro aneddoto.
Ho letto tempo fa l' autobiografia di Sir Alex Ferguson, " La mia vita ".
Tanto per rimanere in tema di leggende del calcio inglese.
Lo stesso Ferguson nel libro racconta il suo stupore quando conobbe George Best ad una cena e rimase letteralmente sconcertato dalla sua timidezza che quasi gli impediva di parlare, un' immagine in totale contrasto con quella di dandy sbruffone che Sir Alex aveva fino a quel momento.
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Bella recensione, complimenti!!!