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"PIU' VICINO AL SANGUE CHE ALL'INCHIOSTRO"
Pablo Neruda muore il 23 settembre del 1973, appena dodici giorni dopo il golpe di Pinochet e l’assassinio del presidente Salvador Allende; un anno prima il poeta iniziava il riordino delle sue memorie, pubblicate postume, nel 1974, in un'unica opera divisa in dodici quaderni, dal titolo “Confesso che ho vissuto”. Titolo pienamente azzeccato, il lettore infatti ripercorre i ricordi di un uomo che ha davvero amato e vissuto la vita intensamente, da giovane e timido studente, Neruda diventa poeta e intellettuale di spicco, viaggia, conosce personaggi illustri, s’innamora del mondo e delle speranze che esso contiene, ha fede nell’ animo umano e nelle sue possibilità ma è anche un acuto e ironico osservatore della realtà, spesso spietata, che lo circonda.
Il lettore viaggia tra frammenti che raccontano l’esistenza emozionante di un uomo che si dimostra il perfetto custode di un mondo lontano, perduto, un mondo di speranze, di lotte e di tumulti intellettuali, rivelando a pieno l’amore per il suo paese, per la sua gente, per la cultura e la civiltà, l’amore per l’amore, per la vita.
Il libro è un grande dipinto del novecento, guardato con gli occhi e col cuore di uno dei più importanti intellettuali del secolo. È pura poesia in prosa!
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