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Il bar delle grandi speranze
 
Il bar delle grandi speranze 2013-12-26 17:02:51 Giovannino
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
5.0
Giovannino Opinione inserita da Giovannino    26 Dicembre, 2013
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I ragazzi del Publicans.

Mentre leggevo un pò di cose su internet mi ritrovo davanti ad un banner con questo libro, incuriosito dal titolo decido di leggere la trama, e, beh, mi ritrovo davanti la mia vita. Tale J.R. Moehringer (per me sconosciuto fino a quel momento) aveva descritto in 20 righe la mia vita. Logicamente il giorno seguente sono passato in libreria ed ho comprato questo libro, e poche volte ho avuto un'intuizione così corretta. J.R. Moehringer, già premio Pulitzer per "il ritratto di Gee's Bend" (giornalismo di approfondimento e costume), è appunto un giornalista, e lo si capisce subito dalle prime pagine: scrittura lineare, pochi artifizi letterari, dialoghi brevi e chiari e scorrevolezza ovunque. Ma che cos'è "Il bar delle grandi speranze"? Semplicemente la sua autobiografia, è lui infatti il protagonista del romanzo, e tutti i personaggi sono realmente esistiti e i nomi usati sono quelli reali. Il romanzo è prevalentemente ambientato a Manhasset, sobborgo di New York, dove il piccolo JR (scritto senza punti non a caso) vive con la madre, lo zio, i nonni, la zia e i cugini in una classica casa americana. Il piccolo JR non ha mai conosciuto il padre (famoso speaker radiofonico che lui chiama semplicemente "la Voce") che ha lasciato la madre quando lui era appena nato. JR cresce così senza una figura maschile primaria ma affidandosi a quella del nonno, che però non va d'accordo con la madre, e che anzi sarà la causa della partenza della stessa verso l'Arizona, e lo zio. E sarà proprio lo zio, barista, a fargli conoscere quello che poi diventerà la sua palestra di vita, il bar "Publicans". Il Publicans si trova a solo 148 passi da casa sua, è il bar più famoso e più frequentato del quartiere, ci vanno tutti, dal broker di wall street all'operaio, uomini e donne di ogni età e si può discutere di tutto. Ed è proprio lo zio Charlie, barista del Publicans, ed i vari habitué (Bob il poliziotto, Colt, Jade 2.0, Mavaffa, etc etc etc) che faranno da scuola al piccolo, e poi grande, JR. Il romanzo segue la vita del protagonista dai 3 anni fino ai giorni nostri, dai vari lavori, alla lettera di ammissione a Yale, alle prime ragazze fino appunto agli anni duemila (l'epilogo è ambientato subito dopo l'11 settembre 2001). Tutto arriva e tutto va nella vita di JR, tranne il bar. Lui c'è sempre. Prima come palestra di vita, pieno di figure maschili da cui imparare come "essere uomo", poi come passatempo, ed infine come rifugio. È lì infatti che JR va dopo ogni delusione, amorosa e non. Sa che lì può trovare conforto e può trovare gli abbracci che altrove non ha. Ma con il tempo quegli "abbracci" diventano anche opprimenti, diventano la scusa per non tentare, per non andare oltre. Alla fine così JR capisce che quello che una volta era il suo rifugio sta diventando la sua prigione, e decide così di diventare uomo. È un gran romanzo, l'ho amato e più di una volta mi ha chiarito dei concetti che avevo in mente da tempo ma che faticavo a far emergere. Se avete anche voi come lui (e come me) i genitori separati non potete non leggerlo, ci ritroverete più di un pensiero che condividerete in pieno. E se invece non volete leggerlo, leggere almeno questo estratto, per me è oro.

"Devi fare tutto quello che ti spaventa, JR. Tutto. Non parlo di cose ce mettono a rischio la tua vita, ma tutto il resto. Pensa alla paura, decidi subito come affronterai la paura, perché la paura sarà il problema più importante della tua vita, te l'assicuro. La paura sarà il motore di ogni tuo successo, la radice di tutti i tuoi fallimenti, e il dilemma di tutte le storie che ti racconterai su te stesso. E qual è l'unica possibilità che hai di battere la paura? Seguirla. Andarle dietro. Non considerare la paura come il cattivo della storia. Pensala come la tua guida, il tuo pioniere, il tuo Natty Bumppo."

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