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IL “SECONDO FIATO” DI BEATRICE E PHILIPPE
"È insopportabile, vanitoso, orgoglioso, brutale, superficiale,
umano. Senza di lui sarei morto di decomposizione.
Abdel m’ha curato senza sosta come se fossi un neonato. Attento
al minimo segnale, presente durante tutte le mie assenze,
m’ha liberato quando ero prigioniero, protetto quando ero
debole. M’ha fatto ridere quando ero a pezzi.
È il mio diavolo custode."
Non ho visto il film “Quasi amici”, film liberamente tratto dal libro.
Se pensate, in questo racconto, di rivederne le scene “divertenti” della trasposizione cinematografica, resterete delusi; conoscerete invece soprattutto la vita, i pensieri, gli accadimenti, le pene di Philippe Pozzo di Borgo, è una sua dettagliata autobiografia. Scandita da due momenti nella sua vita:
“Il 23 giugno 1993 precipito nella paralisi.
Il 3 maggio 1996, giorno di san Filippo, muore Béatrice.
Non ho più passato, non ho futuro, sono un presente di dolore.
Béatrice non ha più né passato né futuro, è dolore sempre presente.
…Béatrice che sei nei cieli, salvami.”
Questa amatissima moglie è la protagonista. Dei suoi pensieri e della sua vita, dei loro tanti tentativi di avere un bambino, che si risolveranno in altrettanti ricoveri e dolorosi aborti, fino alla notizia di un primo figlio che li aspetta a Bogotà: Laetitia, 3 mesi.
Soffriamo le indicibili sofferenze di questa donna, queste gravidanze tanto desiderate, i ripetuti emboli polmonari, che la porteranno a trascorrere in ospedale anni. E poi il tumore al midollo osseo che la porterà via per sempre. Quindici anni di malattia.
E’ di una tenerezza commovente fino alle lacrime, leggere come questa coppia si sia reciprocamente assistita e amata e aiutata nei momenti difficili di dolore e malattia.
“…da quel giorno non ci siamo mai lasciati. Da quel giorno io esisto. … Non respiro se non al ritmo del suo inspirare. Ovunque io mi trovi nel mondo, lei è l’unico universo che conti per me: la sera, l’uno accanto all’altra, nudi nel nostro letto, parlottando dei nostri figli, la certezza di essere amati, la tenerezza dei corpi. Su questa terra percorsa senza sosta, è quel letto la mia unica scoperta.”
Quando Béatrice muore, Abdel riuscirà a risollevare Philippe. In tutti i sensi.
“Le ore, le notti, i mesi sdraiato con lo sguardo inchiodato al soffitto mi svelano una ricchezza di cui, brillante protagonista di una società di paillettes, non m’ero accorto: il silenzio. Nel silenzio risiede la consapevolezza. Mette a fuoco ciò che ti circonda. Nel silenzio emerge la persona. Non c’è rumore a guidarti né sensazione che ti delimiti. … Bisogna farsi minuscoli per ritrovare dentro tale amorfa desolazione elementi di vita. A quel punto osservi l’infinitamente piccolo; …il dito di un’infermiera si raddrizza, una goccia sfugge lungo la tempia da un impacco fresco, si riversa dentro l’orecchio…; una palpebra pulsa frenetica per la stanchezza. Un viso si avvicina: percepisci il rumore ma le parole restano incomprensibili.”
Indicazioni utili
Per tutti questi motivi ne consiglio la lettura.