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Shosha
 
Shosha 2013-08-25 18:30:36 antonelladimartino
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antonelladimartino Opinione inserita da antonelladimartino    25 Agosto, 2013
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HITLER NON È ANCORA ARRIVATO

Varsavia, primi decenni del novecento. Lo stile impeccabile dell’autore ci conduce dai cortili alle stanze del ghetto ebraico, dove prospera un’infinità di mondi diversamente poveri. Il piccolo Arele cresce tra libri e dottrina nella casa del rabbino, oppresso dal peccato che si nasconde ovunque: nei cibi, nei tessuti, nelle parole. I ragazzi del cortile lo prendono in giro, ma lui ha l’amicizia di Shosha, bambina dolcissima resa ingenua da una misteriosa malattia. In casa di Shosha, Arele scopre i giocattoli, le matite per disegnare, i colori dell’allegria e i profumi del buon cibo: per la prima volta, prova una vita che non è soltanto un corridoio verso l’aldilà.

Il viaggio prosegue nell’età adulta di Shosha e Arele, che nonostante le amanti di lui e la diversità di lei si ritrovano, intrecciando un amore molto più che insolito. L’autore narra la storia d’amore e di morte con passione e mestiere. Le sue parole ci guidano nelle tre dimensioni dello spazio, ci restituiscono sensazioni ed emozioni già vissute, ci avvolgono nelle paure e nelle bellezze del tempo, ci trascinano all’interno nelle letture e intorno alle tavole imbandite.

Tra i suoi amici e le sue amanti, ricchi di mezzi economici e/o di spirito, Arele è soprannominato Tsutsick. Insieme a loro, spaziamo tra i frutti maturi del pensiero e della spiritualità di un popolo che attende la catastrofe. Insieme a loro conosciamo meglio il protagonista, alter ego dell’autore. Tsutsick deve affrontare un periodo storico terribile senza fede, senza ideologie, senza illusioni sulla bontà del genere umano. Tsutsick non crede più in Dio, non ha mai creduto in Stalin, non spera nei dissidenti comunisti e non riconosce nemmeno la bontà delle masse: l’uomo, anche quando è povero e debole, può essere più feroce d’una belva.

Tsutsick non si stupisce nel vedere il disprezzo iniziale di amici e parenti nei confronti di Shosha, la sua sposa, la giovane donna che ha conservato il candore e la generosità dell’infanzia, incapace di tradire e di odiare. Lei, che racchiude il lato buono dell’umanità, gli dona l’ultima fede possibile. Lei è tutto ciò che gli rimane. Per lei, Tsutsick arriva a rinunciare alla salvezza.

I personaggi di questo romanzo sono gestiti con l’astuzia d’un artista burattinaio: nei loro racconti, nei loro sogni e nelle loro paure incontriamo la filosofia del grande ebreo eretico Spinoza, i paradossi della morte, le contraddizioni della religione. Insieme a loro, stretti tra Hitler e Stalin, assaporiamo l’attesa della catastrofe, e comprendiamo un popolo che non può abbandonare i suoi affetti, che non ha mai combattuto prima. Ritroviamo anche un vasto assortimento di scelte e di pratiche religiose, la suggestione dei racconti popolari, la forza di una tradizione sempre viva.

Isaac Bashevis Singer, Premio Nobel per la Letteratura nel 1978, scriveva in yiddish. La sua scrittura è arte: colta e complessa, piacevole e sorprendente. Il mondo degli ebrei polacchi “prima di Hitler” è narrato con la grazia precisa di un miniaturista, ma anche con la sintesi di pennellate rapide e incisive, ma morbide anche nella tragedia. La storia di allora, ricostruita con tale sapienza, riesce a illuminare il presente.

Un capolavoro. Non perdetelo.

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Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
classici, grandi romanzi, grandi storie.
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Commenti

6 risultati - visualizzati 1 - 6
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Molto interessante la tua recensione Antonella. Conosco questo autore soltanto di nome ma adesso sono molto incuriosita un po' anche dal fatto che scriveva in yiddish ma da quel che dici la traduzione deve aver reso bene lo stile. Metto il libro in wl :)
In risposta ad un precedente commento
gracy
26 Agosto, 2013
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Mi piace il tuo entusiasmo Antonella, lo trovo interessante, autore che approfondirò.
Grazie Luvina! Sono sicura che ti piacerà:-)
Sì Gracy, questo romanzo mi è piaciuto davvero moltissimo:-)
In risposta ad un precedente commento
paola melegari
01 Settembre, 2013
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si vede,antonella,
non ci siamo mai scritte, ma mi piace il tuo stile.
interessante la rece, oltretutto parla di un periodo e un argomento che mi interessano sempre.
grazie per la segnalazione
paola
Grazie a te! E a presto:-)
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