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La moglie dell'ufficiale nazista
 
La moglie dell'ufficiale nazista 2013-02-19 15:29:31 silvia71
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4.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
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5.0
silvia71 Opinione inserita da silvia71    19 Febbraio, 2013
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Voci dal passato

Pochi anni prima della sua scomparsa, l'oramai anziana Edith Hahn Beer decise di affidare alla penna della giornalista ed autrice S. Dworkin, la ricostruzione della propria vita.

La storia personale di Edith è la storia di tante persone private della libertà e della dignità, che videro stravolto il proprio mondo e la propria vita in un battere di ciglia, senza la possibilità di opporsi.
Il racconto di Edith ripercorre con una lucidità disarmante le tappe della vita di una giovane donna, colpevole di appartenere ad una “specie” da cancellare; è una storia che palpita della dolcezza dei ricordi legati agli affetti familiari e della brutalità susseguente alla segregazione.
In particolar modo, Edith ha vissuto per tanti anni la realtà dei “campi di lavoro”, offrendoci una fotografia nitida dei luoghi, delle condizioni e delle finalità diverse rispetto ai campi di sterminio.
Anni trascorsi come una schiava a lavorare la terra e poi all'interno di una fabbrica, senza avere più notizie sulle sorti dei familiari; anni di disperazione e avvilimento, sfociati poi in una vita rocambolesca fatta di fughe e cambi di identità.

E' un racconto toccante, condotto da una penna dotata di un buon equilibrio, che riesce sempre a mantenere obiettività, senza scadere nel lacrimevole forzatamente.
Siamo di fronte ad un genere di lettura che, a prescindere dagli intenti commerciali, trovo di sicura utilità, in quanto capace di sprigionare una forza ed un coinvolgimento diretto, totalizzante e pervasivo rispetto ad una pagina di narrativa.
Queste testimonianze dirette ci riportano i dolori dell'umanità, il duro passaggio della storia sull'uomo, gli errori e le sconfitte; sono pagine che aprono delle finestre sul passato per fare in modo che chiunque possa affacciarcisi e giudicare da sé.

Quella di Edith è la voce di una donna incolpevole, è la voce di un essere umano perseguitato, è una delle tante voci che esce dal buio degli orrori del passato per non dimenticare.

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Commenti

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Non capisco Silvia, perché incolpevole? Non si è sposata neppure per amore, lo ha fatto per tornaconto. Io credo che questa donna sia la vergogna del popolo ebraico.
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silvia71
19 Febbraio, 2013
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penso che in certe situazioni per salvarsi si sia disposti a tutto...
non mi sento di condannarla.
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MagicalRobert
19 Febbraio, 2013
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Si, sono d'accordo. Il terrore, la perdita della propria dignità. Ritengo impossibile potersi immedesimare. Quasi sicuramente negli anni seguenti Edith avrà provato un forte rimorso.
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Cristina72
19 Febbraio, 2013
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Non mi sembra che il libro sia impostato sul rimorso. Nella quarta c'è scritto che era fra i giudici al processo di Norimberga. Avrebbe fatto bene a giudicare prima se stessa.
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MagicalRobert
19 Febbraio, 2013
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Io penso la sua vita sia stata un continuo giudizio su se stessa. Lei vive ad Israele.
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Cristina72
19 Febbraio, 2013
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Non so, non ho letto il libro, dovrebbe dirlo Silvia. Certo, se non l'hanno buttata fuori a calci da Israele in qualche modo si è fatta perdonare.
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silvia71
19 Febbraio, 2013
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penso che pubblicando la sua vita, Edith fosse pienamente consapevole di poter sollevare giudizi contrastanti nei propri confronti. Ma ha scelto di parlare.
nel libro si limita a raccontare la propria vita, senza tentare di giustificarsi: io da lettore l'ho apprezzata anche per questo.
Anzichè attraverso le parole forse ha preferito farsi "perdonare" con i fatti, ritornando alla carriera legale proprio in occasione del Processo di Norimberga e attivandosi per il popolo di Israele.
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petra
20 Febbraio, 2013
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Un commento splendido, Silvia...metto in lista desideri:)
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silvia71
20 Febbraio, 2013
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ciao Federica!
grazie mille :-))
Aggiungo in wl senza dubbio.Non conoscevo minimamente la storia di questa donna,grazie per averla segnalata!
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