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LIBRO INDISPENSABILE ( E BELLISSIMO)
Il libro racconta in autobiografia una straordinaria testimonianza di vita e di pace, tutta racchiusa in questa frase:” Ho perso le mie figlie, e nonostante la rabbia e lo sconcerto so che non odierò. ” Sulla figura di Izzeldin Abuelaish, medico ginecologo nato a Jabalia, il più grande campo profughi della Striscia di Gaza, ci sarebbe tantissimo da dire, mi limito qui a ricordare che è stato proposto come premio Nobel per la pace e che, nemmeno dopo la tragedia che lo ha colpito, ha smesso di credere che la pace tra israeliani e palestinesi sia possibile, né di prestare la sua opera di medico sia a Gaza che in Israele, primo medico a esercitare la sua professione sui due versanti della “frontiera”. Il libro è molto forte, coinvolgente, fa arrabbiare e commuovere, ma, soprattutto, devo dire che fa riflettere. Lasciandomi, insieme all’infinita tristezza di tante morti di innocenti, assurde da una parte e dall’altra, la meravigliosa testimonianza di questo grandissimo uomo, che propone ai politici di “costruire ponti di pace, non muri” e alle persone di” non giudicarsi senza sapere nulla l’uno dell’altro, ma di essere mentalmente aperti da volersi conoscere, cominciando a rispettare le reciproche differenze e, soprattutto, cominciando a rendersi conto di quanto si è simili.” Quanto c'è bisogno di queste parole, di queste storie... Oggi ognuno guarda male chiunque sia diverso da sè, solo per il fatto che è diverso, ma in realtà siamo tutti un po' meno "diversi" di quanto crediamo. Si vede bene nelle disgrazie, quando si superano tutte le barriere per aiutarsi a vicenda. Izzeldin ha visto, in quanto medico, che negli ospedali i pazienti, israeliani e palestinesi, imparano a conoscersi e ad apprezzarsi a vicenda, superando le iniziali diffidenze . E se succede in ospedale.... Perchè non può succedere nella vita? Questo il magnifico interrogativo che lo scrittore si pone e ci pone, arrivando a compiere una scelta fondamentale per quanto riguarda il suo percorso di vita: ha perso le figlie, è un uomo distrutto, ma sceglie di non abbandonarsi a odio e vendetta perchè vuole che la morte delle sue figlie sia come un sacrificio per evitare che queste cose succedano ancora. Il capitolo in cui Izzeldin fa questa scelta, solo, in mezzo alle macerie e con l'animo devastato è veramente toccante, non nascondo che la commozione ha avuto a volte il sopravvento sulla lettura. Questo è un libro "vivo", attuale, struggente, problematico e tremendamente umano. Mi sento fortunata per averlo letto , mi ha arricchito moltissimo e lo consiglio vivamente a tutti.
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lo leggerò... grazie
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