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L'ultimo Sonderkommando italiano
 
L'ultimo Sonderkommando italiano 2015-01-22 15:32:00 Pia Sgarbossa
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    22 Gennaio, 2015
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ENRICO NON PUO' PIU' TACERE...

"Ma tu sei veramente mio figlio?"
Questa la prima frase che disse la madre ad Enrico, quando lui fece ritorno a casa, dopo cinque anni di privazioni in guerra , tra i quali sette mesi terrificanti di internamento in un lagher nazista e ... quindici giorni di vita infame...
Fa ritorno con un terzo di peso rispetto a quello con cui era partito; con un peso assurdo però da portare dentro il suo stomaco, la sua mente e il suo cuore.
Non era mia intenzione leggere questo libro che , ne ero convinta, mi avrebbe fatto male, ma su insistenza di alcuni genitori che hanno caldeggiato l'intervento a scuola di Enrico Vanzini, affinchè possa riportare ai miei ragazzi di quinta, la sua angosciante esperienza di vita, mi sono decisa a farlo.
Ho letto con un coinvolgimento incredibile questo libro , che il nostro caro autore ha scritto grazie al giornalista Roberto Brumat, che lo ha ascoltato con intimo pudore e grande sensibilità.
Ho provato una miriade di sensazioni ed emozioni: incredulità ( spesso mi dicevo:"Ma è proprio vero???"), indignazione, tantissima rabbia.
Mentre lo leggevo saliva sempre più in me la considerazione e la viva speranza che certi eventi non dovrebbero accadere più...mai più.
Spesso durante la lettura avrei voluto estraniarmi da questa mia e nostra umanità...che poi umanità non è.!..E' altro: ferocia, pazzia, cattiveria diabolica...pura barbarie.
E ancor più ho rafforzato in me l'idea di quanto sia importante imparare a vivere volendosi bene, cercando di saper vedere il lato buono in ogni cosa...di non rispondere alle provocazioni con altrettante provocazioni.
Ma in questo caso , come poteva farlo Enrico, obbligato e incatenato in una insana complicità?
Mentre lo seguivo nel suo folle ed estremo tentativo di sopravvivere al di là di tutto e di tutti, mi chiedevo se lui era stato un prescelto, con la sua forza che è senza alcun dubbio di pochi...con un'intuizione per il pericolo incredibile e con la giusta dose di curiosità...insomma in lui ho visto condensati tutti quegli elementi che lo hanno reso in grado di sopportare e di essere sopravvissuto.
Ti strugge il cuore sentire la sua storia e il suo proposito, una volta ritornato, di non dire...di tenersi il segreto...ma come si può tenere un simile macigno?...Ecco che finalmente il fato ( un'infermiera, il figlio, il giornalista) lo porta a suggerirgli di parlare, di raccontare...di farci tutti partecipi di questa sua esperienza.
Enrico non potrà mai dimenticare quello che ha provato e che lo ha definitivamente segnato...quello che può fare è regalarci poco a poco la forza che da sempre lo ha contrassegnato.
Il suo raccontare, con l' elargire momenti preziosi e speciali ,lo aiuteranno a svuotarsi di quel peso assurdo che da oltre sessant'anni si porta dentro.
Credo sia giusto cantraccambiarlo con la stessa intensità della sua forza ,con un affetto grande, tanto quanto un'umanità intera...quella stessa che lui non ha avuto la fortuna di provare e vivere.
E mi piace pensare che lui sia davvero un prescelto e che la sua forza arrivi al cuore di tutti noi, uomini fragili e deboli, che pur pieni di conoscenze non riusciamo proprio ad imparare dalla storia , e riuscire a vivere in un clima di pace e solidarietà.
GRAZIE ENRICO.
Pia

MIE PROFONDE RIFLESSIONI
Enrico si aggrappa alla vita con i denti e con le unghie per riuscire a vedere i suoi cari , per tornare a casa...e quando crede di esserci riuscito, si rende conto che il suo arrivo altro non è che un punto di partenza...e si ritrova a non essere più quello di prima.
Enrico è una persona innamorata della vita e in quanto tale, NON PUO' TACERE...DEVE GRIDARE AL MONDO INTERO QUELLO CHE HA DENTRO...Ecco che questo sarà la sua prova d'amore più grande nei confronti di tutti noi...dell'umanità intera.
Quello che durante la lettura fa impressione è cogliere continuamente tra le righe la mancanza di desiderio di vendetta; lui ha toccato talmente il fondo, da capire quanto sia cosa buona che quel fondo non sia più toccato da nessuno.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
A tutti coloro che sono pronti per conoscere fino in fondo la barbarie umana.
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Commenti

23 risultati - visualizzati 21 - 23 1 2 3
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Pia Sgarbossa
27 Gennaio, 2015
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Oggi è il giorno della memoria.
Sono contenta Marco di trovare questa tua condivisione. Grazie di cuore.
Enrico Vanzini sarà ospite del programma odierno La vita in diretta, su Rai Uno.
Pia

02 Febbraio, 2015
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Grazie Pia per questa bella recensione. Conoscere Enrico (prima per realizzare su di lui il documentario e poi questo libro) è stata un'esperienza emozionante; e l'emozione si ripresenta tutte le volte che sono con lui agli incontri con i ragazzi delle scuole e con gli adulti di sera. Incontri nei quali il pubblico di ogni età è attento e non ha voglia di distrarsi: perché il racconto è di quelli laceranti, che non senti tutti i giorni, che non vedi nei film.
Mi piace anche il concetto di "prescelto". Vero, pare proprio che essersi salvato, aver sperato ogni giorno che l'indomani sarebbe stato migliore, aver atteso così tanti anni con quel peso dentro e finalmente averlo buttato fuori, sia il segno di un destino che l'ha voluto partecipare agli altri il suo dolore e la barbarie a cui lui e milioni di altri esseri innocenti sono stati sottoposti. Il ricordo di chi c'era, di chi ha vissuto l'orrore, non è facile da condividere, eppure tutti ci unisce perché sentiamo che in quel racconto c'è l'umanità che ci accomuna, contro la quale agisce la scientifica ferocia che non vogliamo accettare come umana e che invece è purtroppo parte integrante della natura dell'uomo, come vediamo anche ai nostri giorni. Enrico non prova odio e questo è un sentimento raro che lo aiuta a vivere e che ci insegna molto. Abbiamo incontrato i detenuti del carcere Due Palazzi di Padova; al termine uno di loro ha ringraziato Enrico per il suo messaggio di speranza: "Noi sappiamo quando finirà la nostra pena, lei non lo sapeva eppure ha fatto di tutto per sopravvivere". Ecco anche questo è un significato importante della testimonianza che Enrico Vanzini porta a noi tutti che siamo così fragili di fronte ai più piccoli problemi della vita...
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Pia Sgarbossa
05 Febbraio, 2015
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Grazie mille Roberto per aver risposto: un onore per me.
Concordo sul silenzio che regnava durante il suo racconto in classe; i ragazzi sembravano ammaliati dalle sue parole che , si capiva, venivano direttamente dal suo cuore.
A me è piaciuto indagare anche il suo vissuto da ragazzo; è stato bellissimo scoprire la sua grinta che da sempre lo ha contraddistinto: a soli 11 anni percorreva 14 km a piedi giornalieri per recarsi a lavorare presso il papà di un suo compagno di classe che aveva una falegnameria.
Ed è riuscito in questo modo a comprarsi una bicicletta, con la quale potersi recare agli allenamenti di calcio,perchè lui ambiva a diventare un campione del calcio.
La sua passione per la musica poi, che lo ha portato ad impararla da solo ( fisarmonica e pianoforte).
Insomma i ragazzi hanno avuto la possibilità di capire che la forza per la vita è un qualcosa che si acquisisce nella quotidianità.
E per finire, quando gli ho chiesto che cos'è la vita per lui, ha detto ai ragazzi che è un qualcosa da non sprecare, ma che bisogna viverla come un'occasione preziosa, giorno per giorno .
Davvero una gran lezione di vita , per i miei ragazzi.
Grazie a te Roberto , che lo hai aiutato a trovare la giusta via per raccontare e raccontarci...
Pia
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