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La figura paterna
Mio padre non mi parla più. Da questo inciso parte un lungo soliloquio dell'autrice che parla, o meglio immagina di parlare, al padre che da molti anni non le parla più, che ha scelto consapevolmente di renderli due estranei.
A un certo punto dell'esistenza sua e di alcune delle sue sorelle e fratelli il padre Achille ha smesso di parlare ad alcuni di loro. Senza un motivo, senza che fosse successo niente di particolare. Gli altri membri della famiglia si parlano tra di loro, hanno addirittura una chat in comune, e più ancora il figlio di Ilaria parla e vede il nonno per il quale però questa figlia è ormai come se non esistesse. Quanta invidia prova Ilaria per quel figlio che vive una figura, suo padre, che a lei manca così tanto.
Achille evidentemente non soffre per questa figlia persa, ma Ilaria continua a sentirsi figlia di suo padre, e nel corso del libro cercherà di capire da dove sia nata la situazione di silenzio nel quale vivono, perchè a lei quel padre manca tantissimo.
Ilaria è stata avviata alla boxe proprio dal padre che le aveva anzi regalato un bel paio di guantoni. Li ritrova e decide di invitarlo, insieme a parenti, amici e conoscenti, ad un incontro di boxe che possa sancire una ripresa dei rapporti. Si prepara ad un grande evento.
Inutile dire che il padre non solo non risponderà come sempre al messaggio (i suoi messaggi non hanno neanche la spunta della lettura) ma non si presenterà neanche.
Ilaria inizia però ad allenarsi, a preparare tutto meticolosamente e con costanza per quella giornata, manda gli inviti. L'allenamento è puntuale e preciso tra pugni nel vuoto, e immaginari.
E intanto, nel corso della lunga conversazione con se stessa, ripercorre parti della sua infanzia e poi tutto il periodo successivo permeato da questo grandissimo dolore per aver perso un padre. Cerca di capire, di trovare il momento, l'avvenimento, la causa. Ma tutto rimane chiuso nel non capire il perché.
Il romanzo è permeato dal dolore che attraversa l'intera vita di Ilaria a partire da quando Achille non ne ha più fatto parte.
Ho ascoltato questo romanzo nella versione letta da Sabrina Impacciatore che, va detto, renderebbe un capolavoro anche l'elenco del telefono.
Questo per dire che in realtà il romanzo non è riuscito comunque ad entusiasmarmi (chapeau alla Impacciatore che ne ha trovato una chiave interpretativa davvero particolare). Il tema è chiaro, ma è sempre quello e non ha sviluppi, è come se continuasse ad avvolgersi su se stesso senza trovare una via per fare passi in avanti. Lo stile è sicuramente ricercato, ma non basta.
L'argomento è interessante, anche per la scelta di far partire l'analisi da se stessi e della mancanza che si prova, dall'assunto che "il dolore non esiste", ripetuto come un mantra all'interno del romanzo.
Quanto può segnare la mancanza improvvisa di un padre che sceglie di defilarsi dalla sua funzione paterna? Tantissimo, e Ilaria Bernardini ce lo racconta senza veli.