Dettagli Recensione
Un grande amore
Tra i dodici finalisti del Premio Strega 2023 vi è questo dolorosissimo memoir scritto da Ada D’Adamo, morta il 1 aprile di quest’anno a causa di un tumore.
Il suo è uno scritto terapeutico che ha conosciuto la pubblicazione, ora è molto letto, ma nasce come una scrittura privata, su consiglio di uno psicoterapeuta, al fine di lenire molteplici ferite inferte dalla vita, la maggior parte delle quali coincidenti con quella condizione che generalmente è associata a uno stato di estrema gioia e prolungata felicità: la maternità. Eppure lo sanno le donne, e questo scritto arriva proprio a tutte, anche a quelle che non sono mai state mamme, per loro volontà o per destino infausto, che la maternità non è una condizione poi così semplice.
Il merito di questo scritto risiede dunque, a mio avviso, nella capacità di smitizzare la maternità, di avvicinarla alla complessità della quale si nutre quotidianamente anche se non si vivono condizioni di estremo dolore come quelle associabili all’essere genitore, in particolare mamma, di un disabile grave.
Daria, è la figlia di Ada e Alessandro.
Lo scritto la restituisce in tutto il necessario realismo: concepimento, nascita, diagnosi, ospedali, notti insonni, ausili sanitari, burocrazia, difficoltosa inclusione scolastica, solitudine, corpo, esigenze corporali. Un insieme che schiaccia la famiglia accudente. Tra le righe però affiora un grande amore, difficile e sofferto, ma immenso: la fusione dei corpi in piscina, il dialogo in un linguaggio corporale, il pensiero totalizzante teso in fondo solo a garantire il benessere della propria figlia.
In fondo a tutto questo, in sordina, di lato, anche la sofferenza del proprio corpo minato dal dolore a causa del tumore; la necessità di pianificare il futuro di Daria in sua assenza, la consapevolezza di aver ritrovato in questo ultimo scorcio di vita un significato alla sua esistenza.
Mai retorico, lo definirei necessario per ricordarci qual è la nostra condizione: limitata e fragile anche se le nostre esistenze vivono del falso mito della salute e della forza escludendo qualsiasi riflessione sulla malattia e la morte: i nostri tabù.
Aggiornamento: il libro ha di fatto vinto il Premio Strega 2023.
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In questo momento non ho voglia di immergermi in tutto questo dolore, però mi fa piacere che "Come d'aria" abbia vinto il premio Strega.
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Della cinquina conosco solo il testo di Canobbio, che ho letto con un certo interesse (forse ha contribuito il fatto di aver riservato a Torino e Collina del Po, luoghi che conosco bene, un rilievo che mi ha sorpreso).