Dettagli Recensione
“Toctoc”
Il romanzo è vincitore del Premio John Fante Opera Prima 2019.
L’incipit così violentemente realistico, quello di una famiglia con un figlio problematico che non riesco a ben definire.
Penso ad una malattia della mente. E immagino quelle mura domestiche.
Questa madre che ogni notte si addormenta sui tre gradini che portano alla stanza del figlio. Dice tutto.
“Io ti ho fatto nascere, ma rinascere spetta solo a te.”
Non conosco l’autore, ancora non so che la storia è autobiografica.
L’importanza di chiedere aiuto, senza vergogna, senza pudore.
“Io sono quello che sta’ distruggendo tutto.”
Il protagonista è Daniele, e mi fa tanta simpatia. Vorrei soccorrerlo, schiaffeggiarlo, scuoterlo, dirgli complimenti quando porta a compimento il suo primo, letteralmente, schifosissimo incarico.
La sua apparente debolezza nasconde una forza immensa. Lo ammiro.
“Mai sottovalutare la forza e l’abnegazione degli squilibrati.”
Il tempo che vola via…è una soddisfazione grande. Fare cose.
“Ricordo le urla verso mia madre, la sua meraviglia che abbracciò la mia.”
Il 3 marzo 1999 Daniele firma un contratto con una cooperativa di servizi legata all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Pulizie e facchinaggio.
Bambini e genitori e lavoratori.
I colleghi e le mansioni, le tante cose nuove da imparare, i caffè al bar offerti e ricevuti, le notti buie, il pronto soccorso e i vari padiglioni, la chiesa, la disperazione che ti piega in due senza pietà.
Giovanni, Claudio, Luciano, Carmelo, Massimo, Antonio: la squadra. In pochi mesi impari da uno sguardo a capire cosa provano.
Il Day Hospital di Cardiologia tirato a lucido in una notte, sembra come appena inaugurato. La stanchezza, il sorgere del sole, il Tavor in soccorso. Le prime ventiquattro ore libero dal veleno. La seduzione che nasconde la trappola. Ricascarci, tradire la fiducia di chi è tradito.
Daniele soffre nel vivere, vuole perdersi. La stanchezza, quella fisica, che arriva in soccorso.
La lotta per tenere buono l’animale che gli si annida dentro è solo una parte della narrazione, un’altra, appena accennata, che suscita immenso dolore e fa solo immaginare il baratro a chi legge, è quella dei tanti bambini che affollano il reparto.
“Toc toc”
“Dio, tu, non noi, dovresti chiedere perdono.”
Mencarelli è bravissimo a descrivere Daniele, il suo rincorrere il demone che non vuole liberarlo.
Ospedale come cura per chi ci lavora.
Poter contare sull’ambiente e sulla squadra di lavoro in cui regna amicizia e fiducia, solidarietà e gesti disinteressati, mettere la propria vita nelle mani dei compagni e viceversa. La sintonia che nasce spontanea con qualcuno in particolare, sentirsi accettati e ricambiare l’affetto.
La lettura mi ha riempita di buoni propositi, emana sicurezza e ottimismo sul futuro. Le lacrime sono sempre sul punto di esplodere ma ciò nonostante la prosa tranquillizza sul potercela infine fare, qualunque cosa accada. Anche lavorativamente.
Non è un romanzo di continui piagnistei o di tragedie annunciate, ma di rovinose cadute accompagnate da innumerevoli tentativi di ripresa, alzarsi nuovamente il mattino successivo nonostante tutto e raggiungere i colleghi.
Non è vero che se non siamo in grado di aiutare noi stessi non possiamo essere in grado di aiutare gli altri.
Il lavoro descritto in una accezione assolutamente positiva e il sottolineare l’importanza di farlo bene, perché non è solo un luogo di lavoro quanto un luogo del cuore e della mente e del corpo, dove le vicende umane si alternano continuamente in un su e giù.
Tutto è raccontato senza pietismo ma semplicemente per come accade.
Daniele è un poeta, tutto il racconto lo è, insieme ai suoi abissi.
Rinascita, possibilità, bellezza.
“Sull’acqua in movimento, torbida al colmo, scura come il cielo senza sole che in questo istante sovrasta tutto, mi vedo riflesso, portato via dall’acqua eppure sempre presente a me stesso. L’acqua scorre, trascina, ma io sono sempre qui.”
Forse siamo già rinati e non ce ne siamo accorti ancora, aggiungo io.
“A volte Dio sale con l’alba di un nuovo mattino.”
Non pensavo che un romanzo così breve, letto in due giorni, potesse arrivarmi così forte, così vicino.
Giro l’ultima pagina, leggo anche i ringraziamenti e saluto Toctoc.
Buone prossime letture.
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Commenti
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A me è piaciuto tanto te lo consiglio
un caro saluto
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E' da tempo che ho in lista questo libro. Il protagonista Daniele, proprio il nome dell'autore.