Dettagli Recensione
La tua terra sarà lieve
Si aggrappa a una bellissima poesia di Emily Dickinson “I haven’t told my garden yet” Pia Pera per raccogliere i suoi pensieri sulla caducità della vita, che le sta sfuggendo.
Una malattia incurabile e degenerante la costringe a movimenti sempre più ridotti, ad una dipendenza sempre maggiore verso gli altri.
Parla di sé immersa nel giardino, in un rapporto di perfetta osmosi Pia si riconosce sempre più simile ai suoi arbusti con quel corpo rigido e impossibilitato a spostarsi. Eppure, liberatasi ormai dalla zavorra di un futuro su cui non può più permettersi di investire, si sente alleggerita nel vento, proprio come le foglie ed i fiori che fluttuano tra le stagioni.
Molto bello ed intenso per un certo verso, ci sono delle perplessità mie personalissime che hanno fatto sì che non lo abbia amato come avrei voluto. Questi racconti, scritti da persone che stanno affrontando una condizione di salute estremamente critica, di solito sono esperienze che rinvigoriscono il lettore.
È innato il nostro attaccamento alla vita e più ci si avvicina alla morte, più ci si afferra alla speranza. Più si allontana la possibilità di guarire e più crediamo a qualsiasi nuova cura.
In questo libro si affrontano medici e terapie, ma come fosse un atto dovuto e inutile, non ho letto della vita trattenuta coi denti.
Definito “dolente e luminoso”, ho sentito il dolore ma non ho visto la luce, seppur flebile.
Commenti
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La tua recensione dimostra un certo apprezzamento. Forse mi sarei aspettato una valutazione in stellette un po' più alta.