Dettagli Recensione
un uomo sommerso
Usciti dal giardino ovattato dell'adolescenza e varcate le soglie dell'età adulta, viene naturale spostare il focus da se stessi e sentire la necessità di approfondire la conoscenza di chi ci ha generato, tentando di accedere all'io più profondo per captarne similitudini o divergenze.
Questo istinto diviene ancora più radicato in coloro che sono cresciuti in prevalenza sotto l'ala
di un solo genitore, amati e confortati, ma mancanti di un pezzo portante.
Marta Barone è una giovane donna che dopo la scomparsa del padre matura la consapevolezza di non aver conosciuto veramente l'uomo che le ha dato la vita.
Le lacune, trasformatesi in vuoti, si sono prodotte prevalentemente dalla volontà dell'uomo di creare una sorta di barriera tra la figlia e l'intenso percorso della sua vita.
Una vita complicata, un uomo pregno di ideali e colmo di interessi, un uomo al contempo misterioso e sfuggente, impegnato in un'esistenza ad ostacoli che lo vede partecipe ai moti sessantottini prima e poi vicino ad ambienti temibili di quello che fu il fosco periodo degli anni di piombo.
Il testo nasce dai tanti tasselli raccolti dall'autrice per ricostruire il vero volto del padre, attraverso un laborioso lavoro di ricerca che si avvale di documenti dell'epoca e di racconti di persone che furono a lui vicine.
Una narrazione minuziosa, a tratti certosina per dare forma ad uomo, al suo pensiero e alle sue azioni. Il grande assente da queste pagine è “il giudizio”, lasciato fuori di proposito.
Tra queste pagine si cerca un uomo, non si cerca di processarne le azioni.
Una penna giovane che denota ottime capacità espressive e riesce a dare forma ad un genere narrativo dove occorre bilanciare con sapienza elementi oggettivi e soggettivi, dati di cronaca e riflessioni personali.