Dettagli Recensione
La bambina iceberg
E’ sempre bene dimostrare grande rispetto nel giudicare e/o analizzare i testi altrui, soprattutto quando si tratta di autobiografie, o per lo meno questo è quello che credo io. Fin dalle prime pagine ci viene raccontato il clima agghiacciante nel quale nacque e, in parte, crebbe la nostra protagonista: non solo perché a Trieste era solita soffiare la Bora, che si insinuava tra gli stipeti di una dimora già fragile di suo, ma anche perché la bambina-iceberg nella sua casa non conobbe altro che ghiaccio. Chiaro, che ti acceca, blocca, irrigidisce, lascia scivolare. L’ autrice ci riporta un’attenta descrizione dei pensieri e degli stati d’animo da lei vissuti, riconosce di aver avuto un’infanzia piuttosto infelice ma che, ci rivela in conclusione, “è stato proprio grazie a quella zavorra che ho potuto diventare quella che sono”.
Fare un vero e proprio sunto di questo libro sarebbe come privarlo della sua essenza perché, trattandosi di una biografia, racchiude in sé una sequenza di eventi ed emozioni che trovo abbiano un senso e (centrino il bersaglio) disposte così come sono disposte nel libro, di conseguenza smontarlo mi parrebbe incoerente.