Dettagli Recensione
“Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura
E’ il primo romanzo che leggo di Marone e ne sono piacevolmente divertita e illuminata.
Mi ha spinta a riflettere sul fatto che non mi sono mai soffermata a pensare realmente alle paure degli altri, così concentrata sulle mie, vergognandomene. In questo mi sono sempre sentita molto sola, pensando che, come me, tutti quelli che hanno la sfortuna di soffrire di paure o addirittura fobie, difficilmente tendono ad autodenunciarsi; motivo per il quale non ho completa fiducia nella sincerità di chi ne scrive e ne parla con facilità.
Eppur tuttavia questa lettura mi è tornata utile, certamente di compagnia, perché, come dice l’autore, condividere le paure è un punto di partenza, sapere che c’è qualcuno ugualmente insicuro aiuta a sentirsi meno soli, meno indifesi, meno stupidi. Ma io, a differenza dello scrittore, trovo difficile riuscire a fare gruppo, a trovare solidarietà oltre che comprensione, penso che ciascuno sia arido ed egoista, e ritengo che nessuno sia veramente così sincero da aprirsi davvero agli altri.
“Se vuoi uscire dalla gabbia, devi prima capire come ci sei finito dentro.”
E’ geniale il modo in cui questo libro è scritto, lo è il modo in cui il denudarsi davanti ai propri lettori riesce ad essere raccontato, con tale immediatezza, schiettezza, direi ingenuità o infantilità, con uno stile che rende la lettura così divertente, al punto da far apparire tutte le fobie raccontate una leggerezza. Sembra terapeutico. Ma attenzione, è così solo per chi legge. Dunque complimenti Lorenzo Marone, capace di a trasformare paure in pantomime, strappandomi sonore risate irriverenti.
Ma la bravura dell’autore non basta a cambiare l’animo di chi con questo sentimento di ansia o di terrore convive.
“Non esiste problema così grande o complicato dal quale non si possa scappare.”
Ho sempre associato il termine ipocondriaco a leggera tristezza, a malinconia, a desiderio di stare soli con se stessi più che con gli altri, e mai a un disturbo così grave e complesso. L’ipocondria descritta in queste pagine non la conoscevo, non in questi termini, o forse sbagliando l’ho sempre sottovalutata, pensando sempre e solo alla depressione, malattia grave e spaventosa e gravissima e terribile su cui mai mi verrebbe da ridere o sorridere. Insomma un ipocondriaco era per me tutto sommato un personaggio divertente al confronto. Beh mi sono ricreduta.
E’ esilarante la lotta quotidiana per la sopravvivenza che l’ipocondriaco deve fare con se stesso, con ciò che lo circonda e con ciò che deve ascoltare e vedere, ciò che per gli altri è la quotidianità assume per lui i contorni del pericolo sempre. Non ho mai pensato al pericolo che rappresentano le parole, che la mente di alcune persone rielabora in nuove fattispecie di malattia…Il suo circondario diventa qualcosa da cui proteggersi continuamente.
Non ho mai riflettuto che ogni cosa si può trasformare in una fobia e come tale ha un suo nome specifico. Cioè non ho mai pensato che ciò che può essere meraviglioso per me può essere fobico per altri, tanto da trasformarsi in malattia invalidante.
Gli aneddoti che racconta sono al limite della….follia. Ho riso tanto, tantissimo, a voce alta e mi sono chiesta se era questa la reazione che l’autore cercava. Direi di si visto che il protagonista di ciò è proprio lui, Marone, così umano e così normale, tanto da riuscire in fondo a sdrammatizzare, a scriverne, a divertire, a farne un punto di forza e di risalita, mai di autocommiserazione o vittimismo ma anzi di “accettazione e reciproca convivenza”. E se scoprissi che è solo un furbo artificio per scrivere un simpatico romanzo, beh…ne resterei delusa!
Sorrido…perché alcune paturnie sono le mie e anche reazioni e comportamenti sono i miei… E riviverli non mi ha aiutata a sdrammatizzarli. Rifletto che non ho mai pensato di associare la fobia sociale alla timidezza; “ guarda in faccia le tue paure finché non ti faranno più paura.”
Ho altro in comune con questo autore. Anche io da napoletana, sono una napoletana atipica: odio il sole, odio la spiaggia, odio il caldo e le belle giornate assolate. Abbiamo un po’ troppe cose in comune e inizio a preoccuparmi!
“Insegnarmi a sorridere delle cose” è un invito che voglio ricordare quanto più spesso possibile, ed è anche un insegnamento, per chi non riesce. Mi piace pensare di poter imparare. Di riuscirci domani. E dopodomani ancora e ancora sempre.
Cosa hanno in comune il pensare positivo con l’essere previdente o essere ottimista o pessimista? Questo ragionamento è molto interessante… mi vede molto partecipe…e previdente! Qualsiasi cosa significhi.
“Se quando morirò dovessi scoprire che c’è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse, tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliata.” Margherita Hack
Ma, “l’importante è che la morte mi colga vivo.” Sottoscrivo.
Buone prossime letture.
Commenti
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Si, mi ci sono ritrovata molto, ahimè
Ciao
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