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I confini del corpo...
"Presto ho scoperto di essere morta.
Siccome però mi toccava continuare a vivere, ho tirato avanti."
Così inizia questo intensissimo viaggio nella testa e nella vita di chi ha dovuto subire una trasformazione radicale, ridisegnare i confini del proprio corpo, accettare una nuova dimensione...reimparare a vivere.
La protagonista di queste pagine (ed anche l'autrice del libro) ha perso, in pochi attimi e in un fosso fangoso, la sua vita così come lei la conosceva, l'uso delle gambe e il controllo del suo corpo.
Avere due gambe che non atterrano mai, non è come volare...è solo mancanza di "presa", non sentire più la consistenza della terra, la sua temperatura, gli stimoli che si ripercuotono fino alla testa.
Avere un corpo intero, ma non sapere più con certezza dove inizia e dove finisce, quali sono i suoi confini...e se non riesci più a capire "dove sta il confine tra ciò che è dentro di te e ciò che è fuori, allora sarà sempre come scavare nell'acqua".
Ed ecco quindi che diventa fondamentale imparare a riconoscersi, a reinventarsi, venendo a patti con le sensazioni perdute: il peso di tua figlia piccola sulle cosce, il piede che si libera del sandalo quando fa troppo caldo, la straordinaria possibilità, sempre troppo sottovalutata, di camminare...
Questo racconto, con la sua scrittura bella, onesta e mai scontata, priva di qualsiasi forma di pietismo o compassione, ci mette con le spalle al muro, ci obbliga a guardare ciò che solitamente ci ostiniamo a non voler vedere (perché tanto certe cose accadono solo agli altri), ci chiede in modo esplicito "ma tu lo sai cosa significa?", "Tu sai cosa si prova a salire su di un treno con la carrozzella?", "Ci pensi mai alla frustrazione, alla vergogna, alla rabbia di chi si ritrova in una condizione tale?"
Noi (i bipedi camminanti) non sappiamo, e continueremo a non sapere mai, né chi c'è su quella sedia, né come si sente...
Forse, in fondo in fondo, non lo sanno neanche loro: hanno solo capito, e loro malgrado accettato, che si può vivere anche così, sul confine.
Poi c'è chi cerca di colmare la mancanza circondandosi di tutto ciò che non potrà più essere, sforzandosi di non dimenticare mai, vivendo il sogno del passato attraverso il corpo e le gambe degli altri.
E chi, invece, ha paura di essere sopraffatta dalla nostalgia della vita precedente, chi si rifugia nelle parole, scavandosi nicchie e costruendo reti di sostegno per paura di precipitare.
Perché tanto si cade...
C'è però un luogo, un solo elemento, in cui tutte le differenze vengono azzerate, dove non esiste più peso, forma e consistenza, dove non esistono più confini...l'acqua...esattamente dove tutto è cominciato.
È proprio lì, nell'acqua, dove ogni dissolvenza è possibile, tutto si chiude, anche il libro.