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L'amore per la scrittura
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda, qui semplicemente Cosima, ripercorre le tappe fondamentali della prima parte della sua esistenza attraverso un romanzo che in realtà è una vera e propria autobiografia raccontata in terza persona. Prosa impeccabile, favolose descrizioni paesaggistiche di una terra bella e spietata come la Sardegna, capacità di raccontare l'animo umano sono gli elementi alla base di quest'opera, pubblicata postuma e in parte censurata dagli eredi. Spicca la destrezza dell'autrice, ormai matura, di descrivere il mondo in maniera diversa a seconda dell'età, quasi riuscisse ad immedesimarsi nella se stessa di tanti anni prima e guardare, giudicare, esporre attraverso quegli occhi. Conosciamo la scrittrice così piccola da non avere neanche l'età per andare a scuola, curiosa, intelligente e alle prese con uno dei più affascinanti misteri della vita: la nascita, in questo caso di una nuova sorellina. La lasciamo ormai tanto cresciuta da poter abbandonare il nido materno per inseguire il suo sogno letterario, scrittrice in erba sull'onda dell'entusiasmo per i primi successi editoriali. Nel mezzo tante piccole tappe che compongono il cammino di crescita della protagonista segnato, come per ognuno, da gioie, dolori, amori, lutti, speranze, delusioni, momenti di giubilo e altri di sconforto. Su tutto un'unica costante: l'amore per la scrittura, la capacità di trarre storie dalla sua fervida fantasia ma anche di rielaborare su carta le tante vicende che si susseguono all'interno del proprio nucleo familiare o di cui soltanto sente parlare nel microcosmo chiuso e spesso intollerante della piccola realtà di provincia in cui vive. Nel talento di Cosima però non sono in molti a credere. Fermatasi alla quarta elementare, più avvezza al dialetto che ad un italiano che, a pochi anni dall'unità d'Italia, resta quasi una lingua straniera, la ragazza troverà nel fratello Andrea, ormai capofamiglia, un fervido sostenitore. Grazie a lui potrà continuare a coltivare la sua passione, anche contro le malelingue che circolano in paese sulle donne che si dedicano ad una simile attività, barriere ideologiche ancora oggi difficili da abbattere. Troverà editori disposti a pubblicarla, ma anche detrattori le cui critiche sembrano più vicine ad una discriminazione di genere che a vere e proprie analisi letterarie negative: "Torni, torni, la piccola grafomane, nel limite dell'orticello paterno, a coltivare i garofani e la madreselva; torni a fare la calza, a crescere, ad aspettare un buon marito, a prepararsi ad un avvenire sano di affetti famigliari e di maternità". Ma la nostra eroina non si lascerà scoraggiare da niente e nessuno e per lei arriverà il momento di abbandonare Nuoro e andare incontro ad un avvenire pieno di successi e riconoscimenti che la porterà fino al premio Nobel. "Il profumo quasi violento delle rose, e il loro colore, le parvero vivi, caldi, sanguinanti: più che dal coro delle fanciulle e dal ronzio delle musiche della strada, sentì da quell'alito quasi carnale venirle incontro la vita: ma quando si decise a prendere il mazzo dalle mani del garzone che la guardava con occhi maliziosi, si sentì pungere da una spina acuminata: e pensò che la vita anche sotto l'illusione delle cose più belle e ricche, nasconde le unghie inesorabili'.
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Mi permetto di suggerirti un libro recente, che mi è molto piaciuto, avente come protagonista la Deledda, colta in tre momenti cruciali della sua vita : "Quasi Grazia", di Fois.
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L'ho letto una vita fa, ti ringrazio per avermelo riportato alla mente! :)
E' bello trovare chi apprezza la scrittura deleddiana, un vanto, ancora oggi, della mia terra!