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La casa degli sguardi
 
La casa degli sguardi 2018-12-19 18:20:01 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    19 Dicembre, 2018
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sguardi dolorosi ed innocenti

Il dolore, la caduta negli abissi più oscuri, la disperazione sono caratteristiche precipue de Daniele Mencarelli ne La casa degli sguardi. Profondamente autobiografico, è un libro in cui si respira l’abiezione più profonda, gli abissi più neri a cui la mente umana può giungere.
Che cosa è la casa degli sguardi? La casa degli sguardi è l’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, è un vasto edificio che ospita bambini affetti da patologie, da quelle infettive ai tumori. Un luogo di sofferenza indicibile. Daniele firma il 3 marzo del 1999 un contratto come addetto alle pulizie per conto di una comitiva da effettuarsi proprio nel nosocomio. Lui, poeta mancato, prima dipendente dalla droga, ora dall’alcool. Dice di essere affetto da:
“una malattia invisibile all’altezza del cuore o del cervello.”.
La famiglia è disperata: il padre non gli rivolge più la parola, la madre dorme sugli scalini davanti alla sua porta per impedirgli gesti inconsulti e non solo. Questa “casa”, dove lui rimane colpito dal dolore che vi si respira, forse è il primo passo verso un mutamento. Gli sguardi sofferenti dei bambini si posano su di lui, che non rimane indifferente, ma si domanda:
“Ma se la vita mi è sempre parsa inutile senza un disegno che ci riguardasse, ora, dentro il Bambin Gesù mi sembra semplicemente inaccettabile. (… ) Un senza Dio, qui dentro, non può far altro che sperare nel contrario della speranza.”
E Daniele:
“Sono un mezzo uomo, ma non al punto da non guardare negli occhi un bambino che mi ringrazia.”.
La discesa nel baratro c’è, c’è stata. Ma forse una speranza è auspicabile e passa attraverso lo sguardo doloroso di questi innocenti. Il percorso è tutto da fare, però.
Una lettura cruda, a tratti difficile, impietosa, che non concede nulla. Un testo scritto, con una prosa a tratti poetica, ma sempre dolorosa, senza mai perdere la speranza in un’uscita dignitosa. Una rinascita personale che si accompagna a quella auspicabile dei poveri innocenti.

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