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Terre promesse… mancate
È sempre bella la prosa di Milena Agus, così impregnata di malinconia e incanto. Anche stavolta si riconferma la piacevolezza della lettura, ma purtroppo essa non si accorda con quella della storia raccontata in questo nuovo romanzo non all’altezza, a mio parere, di precedenti suoi lavori, primi fra tutti “Mentre dorme il pescecane” e “Mal di pietre”.
Eppure quella della terra promessa sarebbe stata un’idea più che valida da sviluppare, così come il collaudato intersecarsi di Sardegna e continente, in un girotondo continuo di speranze e illusioni, si rivela, come pure in altri scritti, una carta letteraria vincente.
“Ma la verità è che nessuna terra promessa è all’altezza della sua fama”: si presenta immancabilmente uno scontento di fondo, un senso di non appagamento infine devastante, nonostante il fermo desiderio di lasciare la propria terra e le aspettative riposte insieme ai sogni nella nuova destinazione qualunque essa sia (l’Isola, il Continente, un altro continente, un nuova città…). Troviamo sempre quel che cerchiamo nell’odissea del nostro andare? Quasi mai, e ciò viene messo ben in luce dall’autrice. Molto promettente la prima parte del romanzo, decisamente più affrettata e un po’confusionaria la seconda, dove il susseguirsi dei personaggi ha qualcosa di discontinuo che non convince pienamente, anche se quello di Felicita, con la sua riflessiva felicità senza l’accento, colpisce piacevolmente.
Nel complesso, una lettura non certo imprescindibile nell’ambito della interessante produzione della Agus, ma che regala, ancora una volta, una bella scrittura e una manciata di sogni e riflessioni che, in fin dei conti, non guastano mai.
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