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Parla, mia paura
 
Parla, mia paura 2017-12-06 14:28:17 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    06 Dicembre, 2017
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Quando arriva l'ora del lupo

"Parla, mia paura"
E' un'incitazione, imperativa come un ordine ma al contempo disperata come una preghiera, quella che l'autrice rivolge a se stessa o, meglio, a quella parte di lei che abita in lei, coinquilina indesiderata, fastidiosa e relegata in un angolo, isolata e celata a tutti.
Quasi fosse un peccato, una perversione, un segreto da occultare al mondo: perchè nessuno potrebbe capire, gli altri sanno solo giudicare, condannare o talvolta incoraggiare, spronare con parole di conforto che in realtà sconfortano più di prima, perchè solo chi prova può sapere, solo chi convive ogni giorno con la paura può comprendere questo stato d'animo.
E Simona Vinci è una di queste persone. Simona Vinci soffre di depressione, ne ha sofferto per molto tempo, ora ha imparato a conviverci, a non lasciarsi sopraffare, perchè è il massimo a cui si possa sperare, inutile infatti illudersi che la depressione possa essere sconfitta definitivamente.
La sua depressione è cominciata proprio con la paura, paura di tutto, 'Paura delle automobili. Paura dei treni. Paura delle luci troppo forti. Dei luoghi troppo affollati, di quelli troppo vuoti, di quelli troppo chiusi e di quelli troppo aperti. Paura dei cinema, dei supermercati, delle poste, delle banche. Paura degli sconosciuti, paura dello sguardo degli altri, di ogni altro, paura del contatto fisico, delle telefonate. Paura di corde, lacci, cinture, scale, pozzi, coltelli. Paura di stare con gli altri e paura di restare sola.'
Frequenti attacchi di panico che hanno disintegrato le sue relazioni sociali, ostacolato il suo lavoro e ridotto la sua vita ad un misero arrancare, un faticoso ed estenuante tentativo di superare l'oggi per arrivare al domani.
Ma Simona non si è arresa ed in questo libro non solo confessa il suo demone interiore ma lo esorcizza: l'unico modo per indebolirlo è proprio attraverso la parola, l'unico modo per vincerlo è accettarlo, riconoscerlo e raccontarlo.
"Ecco il trucco, la magia: non chiudere, apri. Non nasconderti, mostrati. Non tacere, esprimiti. Se hai paura, chiedi aiuto."
E' un racconto forte, toccante: nelle prime pagine, quelle in cui l'autrice descrive la lenta e progressiva evoluzione della sua malattia, si avverte prepotentemente il senso di disperazione di una donna sull'orlo del baratro, alimentato peraltro dalla consapevolezza che quel baratro sarà sempre lì, dinanzi ai suoi occhi, e che nessuno potrà mai allontanarla da quella condizione di precario equilibrio con la paura assillante, martellante, di cadere, di sprofondare. E quando la paura non lascia tregua allora si può persino desiderare che accada una volta per tutte, si può persino sperare di cadere per porre fine a tutto.
"C'è chi legge il suicidio come un implacabile atto di accusa verso gli altri. Non so se crederci, perchè quando è capitato a me, di essere sul punto di saltare, gli altri erano scomparsi: c'ero io, da sola, e tutto quello che volevo, tutto quello che provavo era di essere qualcosa che voleva finire."
E' una donna che si racconta ma ciò non implica necessariamente che questo libro sia rivolto in modo esclusivo alle donne: certo una donna potrà più facilmente immedesimarsi in alcuni stati d'animo tipici del genere femminile perchè, per esempio, legati al periodo della gravidanza o a quel senso di insoddisfazione verso il proprio corpo (o parti di esso) che sfocia poi nell'intervento di chirurgia plastica estetica, con tutti i risvolti psicologici che comporta.
"La chirurgia estetica non ha a che vedere soltanto con lembi di pelle, fasce muscolari, strati adiposi e protuberanze ossee, ma lavora su strati della coscienza individuale intangibili eppure determinanti. Ogni volta che un bisturi incide e rimodella un corpo scolpisce anche una mente e un'interiorità e bisogna considerare con attenzione quale possa essere l'impatto sulla psiche della trasformazione morfologica che la chirurgia plastica opera."
Tuttavia, da uomo, ho apprezzato molto il coraggio e la caparbietà di questa donna che ha messo a nudo se stessa, la sua parte più intima, le sue debolezze e fragilità, senza alcuna remora o autocensura, andando quasi controcorrente, sfidando una società che celebra i più forti, i vincenti e ripudia i più vulnerabili.
Facendo parlare la sua paura, Simona Vinci ha non solo aiutato se stessa ma chiunque stia vivendo il suo stesso disagio, fornendo preziosi consigli che sono àncore di salvataggio nel mare profondo che la depressione crea intorno a chi ne soffre: perchè - inutile negarlo - nonostante sia stata riconosciuta come una malattia con un'incidenza altissima nella popolazione mondiale su una fascia ampia ed eterogenea di età, viene spesso considerata come una colpa di cui vergognarsi, come un problema esistenziale sintomo di insicurezza e debolezza.
"Ho deciso di scrivere questo resoconto di un periodo difficile della mia vita e di un disagio esistenziale che mi appartiene, e probabilmente in vario grado mi apparterrà per sempre, perchè avevo bisogno di perdonarmi e al tempo stesso di offrire ad altri che abbiano vissuto o vivano qualcosa di simile, la possibilità, se non di immedesimarsi, almeno di cogliere un riflesso di sè nelle mie parole."
Ma se da un lato è importante parlare, lo è altrettanto saper ascoltare: tanto più se diventa indispensabile saper ascoltare anche i silenzi, le parole non dette, soffocate, saper interpretare atteggiamenti e stati d'animo 'di facciata' che mascherano sotto una parvenza di normalità un profondo disagio interiore.
Bisogna saper ascoltare per poter offrire un valido aiuto all'amico, alla compagna, a chiunque soffra di depressione: per riempire il buco, quel vuoto che si crea nella loro mente e nel loro cuore. In fondo la depressione annienta come il mal d'amore, bellissima la frase tratta da una canzone dei Soundgarden, "I'm the shape of the hole inside your heart".
E direi che da questo punto di vista il libro di Simona Vinci acquista una valenza universale, sia per il genere maschile sia per quello femminile.
"Ogni giorno usciamo di casa e qualcosa di terribile potrebbe accaderci. Ogni giorno ci alziamo dal letto e sappiamo che potremmo morire. L'unico potere che abbiamo è tentare di vivere al meglio il presente senza farci annientare dal terrore del futuro. L'unico potere che abbiamo è continuare a cercare lo sguardo degli sconosciuti senza vedere in loro dei nemici, ma sperando di trovare degli amici. L'unico potere che abbiamo è fidarci della nostra immaginazione e cercare di guidarla verso pensieri positivi, anche quando stiamo attraversando una selva oscura: il buio può parlare e non è detto che le sue siano soltanto parole dolorose."

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Commenti

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Vincenzo, la tua recensione è interessante, ma questo libro non mi attrae. Penso occorra proprio provare il 'momento giusto' per leggerlo.
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Vincenzo1972
07 Dicembre, 2017
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Sì Emilio, concordo con te. E' un libro che va preso.. con le pinze.
Matelda
09 Dicembre, 2017
Ultimo aggiornamento:
09 Dicembre, 2017
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Vincenzo , grazie per aver segnalato questo testo in maniera articolata e intelligente . Lo compro appena vado in libreria.
E me lo leggo con calma.
In risposta ad un precedente commento
Vincenzo1972
11 Dicembre, 2017
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grazie a te per il feedback.
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