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La storia nello spazio di una vita
Ogni individuo è legato al luogo, ai luoghi e all’ ambiente da cui proviene, in cui cresce e forma il suo carattere. Il luogo e l’ambiente sono la sua città interiore. Non importa quanto grande essa sia, la sua dimensione coinciderà con la sua storia.
Ogni individuo, dunque, ha in sé un bagaglio culturale ereditato suo malgrado, destinato a condizionare, almeno in parte, le sue scelte. In questo nostro paese così vario nella sua composizione regionalistica, con il nostro frequente migrare da un luogo a un altro in cerca di una stabilità materiale che possa trasformarsi in stabilità interiore, assistiamo a un inevitabile incontro/scontro di culture che non sempre riescono ad amalgamarsi.
I dialetti, nella loro unicità espressiva, sono certamente patrimonio da difendere e coltivare e frequenti sono, a questo proposito, le espressioni dialettali che Mauro Covacich inserisce nel suo ultimo libro, una sorta di biografia, più che un romanzo, un excursus della storia della città di Trieste, vista attraverso gli occhi dell’autore/protagonista, che racconta le vicende travagliate della sua città dai primi del novecento ai giorni nostri. Tanti sono i personaggi celebri citati: su alcuni l’autore si sofferma a lungo, ne descrive la vita nel periodo trascorso a Trieste, come nel caso di Joyce, di Svevo, di Bibalo. Si sofferma sulle condizioni di vita della città durante il fascismo, le lotte partigiane, la persecuzione degli oppositori al regime, cita la vergogna della Risiera trasformata in lager, e accenna a questo proposito al bel libro di Claudio Magris “Non luogo a procedere”. E proprio Magris è tra i molti intellettuali di rilievo che vengono ricordati nel romanzo, come Svevo e Saba. Ne deriva un’immagine di una città di grande spessore culturale, vittima delle alterne vicende storiche che l’hanno ora esaltata ora mortificata. La narrazione di Covacich soffre purtroppo di una certa disorganicità, non tanto per i salti temporali frequenti, ma per la difficoltà che il lettore può talora incontrare a collegare gli eventi in un filo logico che possa restituire un insieme armonico e coerente. Ciò a scapito dell’originale presupposto di dimostrare che ciascun individuo è e si identifica con la storia dei suoi luoghi, che divengono e sono la sua città interiore.
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Il tuo bel commento mi fa capire che questo libro non fa per me. Non conosco l'autore, ma vedo che compare talvolta in supplementi culturali-letterari che arricchiscono settimanalmente alcuni giornali quotidiani.