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I libri veri sono scritti solo per essere letti
La frantumaglia è una raccolta di lettere, saggi e interviste che “si rivolge a chi ha letto, amato, discusso L’amore molesto (1992) e I giorni dell’abbandono (2002)”, i primi due romanzi di Elena Ferrante”.
Molte riflessioni attengono alla decisione di non apparire in pubblico e ruotano intorno a un concetto essenziale: una cosa è il libro, altra cosa è l’autore. “Desidero poter pensare che, se il mio libro entra nel circuito delle merci, niente sia in grado di obbligarmi di fare il suo percorso”.
Rincarando la dose, “I libri veri sono scritti solo per essere letti. L’attivismo promozionale degli autori tende sempre più a cancellare le opere e la necessità di leggerle. In molti casi il nome di chi ha scritto, la sua immagine, le sue opinioni ci sono ben più noti dei suoi testi…”
Non fosse che – come nei paradossi che ricorrono nella filosofia (tipo Achille pié veloce e la tartaruga) o nelle scienze (il paradosso dei gemelli, quello del nonno e dei vari diavoletti, quello del gatto di Schrodinger…) – la Ferrante, nascondendosi e negandosi, ottiene esattamente il contrario, molto di più di scrittori attivissimi nelle loro promozioni…
Senza contare che tale scelta è garanzia di creatività (“I vecchi miti sull’ispirazione forse dicevano almeno una verità: quando si fa un lavoro creativo si è abitati da altro, in qualche misura si diventa altro”), oltre che ovvia tutela – quasi psicanalizzata (“In Totem e tabù Freud racconta di una donna che si era imposta di non scrivere più il proprio nome. Temeva che qualcuno se ne servisse per impadronirsi della sua personalità… e poi, per estensione, smise del tutto di scrivere) – della sfera privata.
L’opera contiene anche:
- un racconto su Berlusconi, anticipato da una premessa che passa in rassegna le sue principali qualità (“Si può diventare grande statista facendo il grande imprenditore di una cattiva televisione, capace di rendere volgari tutte le altre televisioni e, per simpatia trasversale, anche il cinema, i giornali, i rotocalchi, la pubblicità, la letteratura stessa di supporto, l’Italia dell’Auditel?”);
- l’enunciazione del concetto di frantumaglia: “Mia madre mi ha lasciato un vocabolo del suo dialetto che usava per dire come si sentiva quando era tirata di qua e di là da impressioni contradditorie che la laceravano…”
Giudizio finale: frantumaglioso (neologismo ispirato a petaloso); concepito come digesto; celebrativo nei fatti senza esserlo nelle intenzioni.
Bruno Elpis
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