Dettagli Recensione
Cosa ti piace fare nella vita?
Studiare. Mi riconosco tantissimo in questo libro, così come in tutti i pensieri e gli spunti di riflessione dell’autrice. Il suo è un inno alla cultura, un inno a se stessi, una denuncia contro il mondo moderno della scuola che si sta abbruttendo ed impoverendo, perché ormai, in un’era in cui tutto è sempre più esternalizzato, si sta affondando nella palude del “minimo indispensabile” e l’interiorità sta sparendo, quasi che ce ne dovessimo vergognare. Il libro è come una tavola imbandita, da cui puoi attingere pensieri sui giovani, sulla società, sulla comunicazione, sull’educazione, sui ritmi della vita di oggi. Prendi quello che vuoi, ma assaggia qualcosa e pensa. Pensa a dove i così moderni sistemi di comunicazione e di acquisizione delle informazioni ci stanno portando. Confrontali con il senso dello studiare, con il sacrificio, il tempo, gli appunti, il farsi proprie le cose, il pensare da soli con se stessi. Perché studiare è affondare. Cioè andare a fondo, arricchirsi interiormente, magari anche dimenticare, perché tante delle cose che studiamo vanno a finire in qualche parte segreta di noi che non controlliamo consapevolmente, ma che fa di noi quello che siamo. Studiare è una parola che dà il senso della ricerca continua, dell’andare a fondo delle cose. Cosa oggi più che mai strana, in quest’epoca in cui rimbalziamo come palline di un flipper da un link all’altro di internet. Studiare è la vera essenza del crescere, del capire, dell’evolvere ed io faccio senz’altro parte di quei ribelli invisibili a cui piace studiare, anche se, per questo, spesso mi sento molto diversa da come il mondo vorrebbe che fossi.
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sembra un libro ricco di spunti su un argomento tanto interessante quanto poco praticato.
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Condivido quanto hai scritto. Ho colto in questo libro proprio un grido d'allarme. Che sia la scuola a 'uccidere' la cultura, il sapere, la tradizione pare incredibile. Eppure mi pare uno stuolo di insegnanti e presidi corrano dietro a "progetti" e quant'altro sia confacente al lassismo senza porsi il dubbio di essere forse essi stessi, così facendo, a costituire il problema.